«Viva il cinema e Viva Massimo!» urla Mario Montone, stringendo tra le mani il David di Donatello ottenuto con il suo documentario omaggio a Massimo Troisi. A trent’anni precisi dalla sua prematura scomparsa, noi italiani non possiamo far altro che (rim)piangere l’umorismo e la poeticità che nei suoi quarantuno anni di vita è stato in grado di regalarci.

Il Postino ancora oggi
Morto a causa di un attacco cardiaco dovuto ad una malattia di cui soffriva fin da bambino, esattamente dodici ore dopo il termine delle riprese de Il Postino, l’attore, comico, regista e sceneggiatore, non ha mai smesso di essere considerato una delle figure più rilevanti del cinema italiano. «La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve!». Attuale allora come oggi, questa frase tratta da Il Postino rappresenta un simbolo di speranza applicabile tanto sullo schermo, quanto al suo esterno. Infatti, sebbene contestualizzata nella difficile realtà dell’Italia degli anni ‘50, ancora oggi siamo in grado di trarne un’importantissima lezione. Il film parla di un uomo “stanco di essere uomo”, così desideroso di essere tutto, da ritrovarsi costantemente a non essere niente. Massimo Troisi, nelle veci di Mario Ruoppolo, ci raccontava infatti una storia che potrebbe essere tranquillamente anche la nostra: con lo sguardo rivolto sempre verso al futuro, finiamo spesso con lo scordarci di quanta vita possiamo trovare nel presente delle piccole cose di tutti i giorni. È proprio qui che le parole, sotto forma di poesia, trovano il loro palcoscenico, dimostrandosi capaci di abbattere ogni barriera sociale e di sconvolgere la vita, ma solo a tutti coloro che hanno abbastanza coraggio da accoglierla.
L’innovatività di Ricomincio da tre
Se c’è un’altra cosa che Massimo Troisi era veramente bravo a fare, oltre ad incantare con la sua penna sopraffina, era sicuramente far ridere. È da questa sua indole comica che nascono prodotti quali Ricomincio da tre. Nonostante si tratti del suo debutto come attore, autore e regista, Troisi è comunque in grado di introdurre novità estremamente interessanti. Una tra queste è sicuramente il ribaltamento della classica asse uomo-forte/donna-debole che, anticipando nuove dinamiche sociali, riesce a sancire l’ancora attuale successo del prodotto. La figura del timido Gaetano non è infatti solamente innovativa, ma è anche in grado di aprire le porte ad una nuova epoca in cui le donne non sono più rappresentate solo come sante o angeli, e in cui gli uomini possono esternare la propria impreparazione, fronte all’obbligo di un ruolo che non sono davvero pronti a ricoprire.
Il Massimo fuori dallo schermo
Affianco alle sue incredibili doti recitative e registiche, Massimo Troisi viene ancora oggi ricordato con affetto anche per via della sua spiccata umanità. Sono infatti tanti i cuori che il “Pulcinella senza maschera” è stato in grado di toccare con il suo grande cuore. «…quando è mancato lui è mancata anche una parte di me. Da solo è stato più difficile lottare contro i mulini a vento» esclama qualche giorno dopo la sua morte Pino Daniele, di fronte alla commozione e alle lacrime di 65mila persone. «O Massimino io ti tengo in serbo fra ciò che il mondo dona di più caro, ha fatto più miracoli il tuo verbo di quello dell’amato San Gennaro» scrive invece Roberto Benigni, suo grande amico e collega, in una poesia a lui dedicata. La morte di Troisi è stata una grande perdita per l’intero popolo italiano e per tutti i grandi appassionati di cinema. Nemmeno noi, dopotutto, possiamo far altro che concordare sul fatto che “per lui non vale il detto che è del Papa, morto un Troisi non se ne fa un altro”.
