Vi ricordate della Hollywood tra gli anni ’50 e ‘60 quando il cinema era all’apice dei suoi anni d’oro? Quando il Walk of Fame iniziava a contare le sue prime stelle e lo star system era all’ordine del giorno? Bene, perché è proprio qui che vi porteremo oggi, giorno in cui ricorre l’anniversario di nascita di Bernard Schwartz. Non temete se in questo momento il nome non vi dice niente e se pensate che le vostre conoscenze sugli attori americani stiano vacillando: non è così. Questo divo della storia del cinema è difatti conosciuto con lo pseudonimo di Tony Curtis.

Candidatura agli Oscar
Le sue avventure andavano di pari passo con la carriera di attore. «A 17 anni sognavo di girare il mondo e a 19 ero già di ritorno dopo averlo visto tutto». Ed è proprio attraverso la scoperta del mondo che egli conosce il diverso. Quella stessa diversità di cui era da sempre accusato. Ne La Parete di fango (1958), che gli valse la candidatura agli Oscar come miglior attore protagonista, la storia si intreccia con la sua vita personale dove ogni discriminazione può essere superata attraverso la conoscenza del diverso da sé.
Tony Curtis tra il grande e il piccolo schermo
Sguardo penetrante, sorriso ammaliante mescolati ad una sfrontatezza che incanta. «Ho girato 122 film e posso dire senza arroganza che ogni giorno, da qualche parte del mondo, va in onda un mio film». Parole che suonano quasi sfacciate ma che riflettono la verità avendo egli prestato il volto a molteplici personaggi. Alla sua definitiva affermazione, però, contribuì la commedia A qualcuno piace caldo (1959), i più non potranno sicuramente aver dimenticato l’espediente della maschera che come un filo rosso diventa ridondante all’interno della narrazione conducendo i protagonisti ad essere “uno e centomila” al contempo. Alla maniera della commedia greca e latina le metamorfosi si susseguono come una matrioska fino al disvelamento del sé in cui la consapevolezza è “Beh… Nessuno è perfetto!”.
Uno dei suoi ruoli più celebri e controversi è Lo strangolatore di Boston (1968) basato sulla storia vera di Albert DeSalvo, uomo dalla doppia personalità che ha creato paura e scompiglio a Boston ammazzando numerose donne. A rendere il film ancora più iconico è l’evasione del vero serial killer dal manicomio in cui era costretto proprio durante le riprese della pellicola. Verità o leggenda metropolitana? Non è dato saperlo. Ma la vicenda dello strangolatore non si chiude nel ’68 ma trova nuova forma e colore in una versione di Ruskin del 2023.
Sempre senza sosta è stata la sua scalata verso il successo buttandosi a capofitto anche nel mondo televisivo nella serie Attenti a quei due (1970-1972) dove tra una Ferrari Dino 246 e un’Aston Martin DBS si scontrano e incontrano il mondo nobile britannico e quello affarista americano dei due protagonisti. Mondi estremamente diversi che inizialmente collidono ma che riescono poi a trovare il giusto modo di incastrarsi instaurando così un rapporto di amicizia.
L’eredità di Curtis
Circa 130 sono i film a cui Tony Curtis ha preso parte nel corso della sua vita ma, tra questi, alcuni ne hanno incentivato la fama favorendone una popolarità senza precedenti. Lo ricorderete sicuramente anche in Piombo Rovente, Operazione Sottoveste, Spartacus, Trapezio accanto a Gina Lollobrigida e La Grande corsa. Perseverare nel raggiungimento dei propri sogni anche se questi talvolta sembrano andare in una direzione differente sfuggendoci dalle mani. È questo il suo lascito più prezioso avendolo sperimentato sulla sua pelle da attore, sempre in bilico tra il vincere e il perdere una parte. «Non importa quanto si aspetta ma chi si aspetta». E noi tutti non aspettiamo altro che il prossimo anno per celebrare il 100° compleanno di Tony Curtis.
