E’ arrivato il momento: The Umbrella Academy 4 mette ufficialmente fine alla famiglia più disfunzionale del supereroismo. Sebbene quest’ultima stagione aveva sfiorato la cancellazione, ce l’abbiamo fatta. Il come sicuramente sarebbe da discutere e da oggi, 8 agosto, possiamo farlo.

Dove eravamo rimasti?
Anche la quarta stagione arriva due anni dopo la terza e proprio per questo non era facile far recuperare il filo allo spettatore. Almeno questa sfida però Steve Blackman e i suoi sembrano averla superata, perché la sceneggiatura ci permette di rientrare nella storia dandoci sufficienti coordinate per orientarci anche se del passato ci ricordiamo poco.
Il fatto che i protagonisti, dopo le vicende della terza stagione, si ritrovino in una nuova dimensione spazio-temporale in cui hanno perso i loro poteri e si sono adattati (chi più e chi meno) a vite “normali”, permette di stabilire una linea da cui ripartire. Il passato, naturalmente, non è dimenticato e ritorna, chiudendo anche diversi cerchi aperti negli anni precedenti, e una novità sicuramente molto gradita è la scelta dei due inediti cattivi con i volti di Nick Offerman e Megan Mullally, marito e moglie nella serie e anche nella vita.
Non stiamo correndo troppo?
Il problema di questa stagione finale è che corre, troppo, ed è assurdo se consideriamo che alle stagioni precedenti, soprattutto la terza, si è rimproverato un ritmo fin troppo lento e ridondante. Questa volta invece si è corso senza sosta verso un finale particolarmente fantascientifico, trascurando troppi personaggi che ci siamo ritrovati a salutare in un epilogo meno appassionante di quanto sarebbe dovuto essere. Come sappiamo bene, la serie separa quasi subito gli Hargreeves, articolando la storyline in molteplici archi narrativi che convergono negli ultimi episodi: questa volta, però, non tutte le sottotrame hanno lo stesso spessore e alcune, anzi, sembrano scritte lì tanto per dare qualcosa da fare ai personaggi. Con profondo rammarico è soprattutto il caso di Klaus: il brillante Robert Sheehan non ha praticamente materiale sul quale costruire il personaggio che è stato in fin dei conti il collante della famiglia nelle stagioni precedenti e che in questa fine è quasi come se non ci fosse, servendo solo a riscattare la figura della sorella Allison (Emmy Raver-Lampman). Gli showrunner Steve Blackman e Jesse McKeown hanno decisamente concentrato tutti i loro sforzi sulla inaspettata coppia composta da Cinque (Aidan Gallagher) e Lila (Ritu Arya) che vivono un’avventura fuori dallo spazio e dal tempo su cui è costruito senza dubbio il miglior episodio della stagione. I due personaggi sono l’unico sospiro di sollievo in una stagione che non vedeva l’ora di finire.
Il finale di cui non avevamo bisogno
Il finale di una serie è sempre motivo di grandi discussioni tra i fan, basti pensare che il dibattito sull’epilogo di Games of Thrones a distanza di oltre 5 anni è ancora vivacissimo. Questo senza dubbio non potrà essere da meno, sebbene la serie non ha e non avrà quasi sicuramente la risonanza di GOT. Per certi versi la stranezza dell’ultimo episodio ha senso nell’ottica anticonvenzionale di The Umbrella Academy, e per questo è abbastanza struggente, ma è uno di quei finali che per certi versi sminuisce il tempo investito sulla serie nella sua interezza. In fondo, The Umbrella Academy voleva solo raccontare le peripezie di una famiglia allargata e piena di problemi come tante altre in cui l’amore conta più del sangue e degli sbagli: un messaggio che la stagione finale non dimentica di ricordare.
