Cabiria: visione storica del terzo secolo a.C. di Giovanni Pastrone, narra le vicende della figlia di un nobile Romano (interpretata da Carolina Catena) rapita insieme alla nutrice Croessa (Gina Marangoni) da pirati Fenici durante la seconda guerra punica, nel III secolo a.C., e in seguito liberata da una spia romana aiutata dal suo schiavo, il muscolo Maciste (Bartolomeo Pagano).
L’opera risulta ancora oggi grandiosa e spettacolare come quando uscì nelle sale nel 1914. Fu la prima audace e originale, dal punto di vista visivo, di varie pompose pellicole realizzate prima del conflitto mondiale che si rifacevano alla storia romana magnificando i fasti del passato imperiale.

I primi kolossal
I kolossal erano caratterizzati da budget faraonici, scenografie mastodontiche, un elevato numero di comparse e talvolta anche effetti speciali, per quanto inizialmente limitati. Con l’aumento delle possibilità tecniche, però, i cineasti ebbero modo di dare libero sfogo alla fantasia. Le radici del kolossal vanno ricercate in Europa, in particolare in Italia, dove registi, ispirandosi alla storia romana, realizzarono pellicole originali dal punto di vista visivo e faraoniche per dimensioni. 5000 comparse, 1000 cavalli, 200 elefanti e 200 cammelli in oltre 1.200 scene. Girato in sei mesi con un budget consistente, questo film vantava sequenze davvero monumentali come il passaggio delle Alpi di Annibale con tanto di elefanti, l’eruzione dell’Etna, la sconfitta della flotta romana a Siracusa e la preparazione del rogo di Cabiria nell’immenso tempio di Moloch. Era inoltre una pellicola assai lunga: oltre 14 rulli (che all’epoca portavano la durata del film a 3 ore) quando gran parte dei film americani erano ancora cortometraggi. Pastrone e il suo operatore spagnolo Segundo de Chomón furono i primi a usare il carrello, che consente di spostare la macchina da presa senza tremolii e scossoni. Cabiria, che riscosse un immenso successo di pubblico, fu talmente innovativo da influenzare anche registi americani come D. W. Griffith, il cui film Intolerance (1916) deve molto al gusto per la spettacolarità e l’innovazione di questa pellicola.
Scene chiave
Delle scene più significative se ne possono ricordare tre.
Il ritorno a Roma: dopo 10 anni di battaglie, i Romani hanno la meglio sui Cartaginesi e Cabiria, ormai adulta (Lidia Quaranta), fa ritorno a Roma insieme al suo salvatore e innamorato. Giunti a casa, i due ammirano abbracciati la nave circondata da angeli festanti.
Il rapimento di Cabiria: nella confusione generale seguita all’eruzione dell’Etna, una bambina, figlia di nobili romani, è dispersa e viene data per morta. In seguito viene rapita insieme alla nutrice Croessa dai pirati, che la vendono ai Cartaginesi, da sempre nemici dei Romani.
Il sacrificio scampato: Cabiria è prescelta come vittima sacrificale. La folla si raduna presso il tempio di Moloch, ma la ragazzina viene salvata dal nobile romano Fulvio Axilla (Umberto Mozzato) e dal fedele e forzuto schiavo Maciste, impegnato in un combattimento spettacolare.
Il grande connubio Pastrone-D’Annunzio
Sebbene la sceneggiatura di Cabiria sia in buona parte opera di Pastrone, a Gabriele D’Annunzio si deve la composizione di didascalie liriche all’epoca molto lodate. Non è dato sapere quale sia stato il contributo effettivo del poeta nella realizzazione dell’opera, in ogni caso, questo è il film a cui il suo nome è più spesso associato. D’altra parte, D’Annunzio non fu soltanto poeta, ma anche letterato, giornalista, romanziere, teorico politico e drammaturgo. Molti dei suoi romanzi, una sua poesia e diverse sue opere teatrali sono stati adattati per lo schermo: La Gioconda, in particolare, una tragedia in quattro atti del 1899, ha conosciuto più versioni cinematografiche. Benché l’immagine di D’Annunzio sia stata spesso adombrata dalla sua vicinanza all’ideologia fascista, l’originalità della sua produzione letteraria resta a tutt’oggi indiscutibile e assai influente.
