Paolo Briguglia, Randall Paul, Roberta Giarrusso e Tony Sperandeo sono i protagonisti di The Garbage Man, il nuovo film del regista Alfonso Bergamo, prodotto da Riccardo Di Pasquale & Gian Gabriele Foschini, al cinema dal 28 novembre 2024.

Trama
The Garbage Man è la storia di un netturbino senza nome, introverso e autodistruttivo, figlio di un padre violento che, come un automa, si muove per le strade di un’imprecisata periferia del sud Italia. Un uomo che ha paura di tutto, del suo passato, del futuro e soprattutto del presente, che lo vede alle prese con il desiderio di ripulire il mondo dal marcio che impregna la società…che riesce, però, a trovare la grazia persino nel suo lavoro, scovando “tesori” nella spazzatura: oggetti dimenticati che la gente non vuole più, ma pieni di bellezza. Un uomo facilmente etichettabile come “perdente” a cui, a un certo punto, finalmente la vita sembra sorridere, donandogli l’amore di una donna, figlia di un suo collega, e la dolcezza di una bambina: è proprio la forza del loro amore che lo spinge verso ideali che forse non è in grado di sostenere a causa della sua natura di antieroe, alle prese con un mondo dove conta solo la legge del più forte e il malaffare si intreccia con la logica del denaro e del profitto.
La grande sfida del noir indipendente
Una scelta coraggiosa quella di Alfonso Bergamo, il quale ha portato in Italia un genere che osserviamo spesso oltreoceano ma poco nella Penisola. La pellicola sembra avere chiari rimandi al cult Taxi Driver di Martin Scorsese, con forti influenze, per stessa ammissione del cineasta, del cinema di Kubrick e Antonioni. Una storia dal forte impatto visivo, con una fotografia caratterizzante e un utilizzo della macchina da presa ben riuscito. La storia di un semplice netturbino che a tratti ricorda un Batman giustiziere della notte, che combatte per degli ideali che le istituzioni sembrano aver dimenticato. Uno stream of consciousness raccontato con voce fuori campo dal protagonista aiuta ad immedesimarsi nella tragedia vissuta, lasciando un senso di profonda solitudine. La domanda sullo sfondo è sempre la stessa: è corretto che per combattere la violenza sia necessaria altra violenza? L’ardua risposta rimane allo spettatore.
Alfonso Bergamo, il regista di The Garbage Man
Alfonso Bergamo muove i primi passi nel mondo del cinema già all’età di 14 anni, periodo in cui inizia a filmare i suoi primi cortometraggi. Conosciuto anche per essere fondatore della Recitazione Cinematografica, la community di attori più grande d’Italia, il regista realizza con The Garbage Man il suo secondo lungometraggio in lingua italiana dopo Il Ragazzo della Giudecca, uscito nel 2016. Da sempre fautore di un cinema indipendente e d’autore, Alfonso Bergamo realizza un noir teso, avvincente e allo stesso tempo personale, dove il potere delle immagini diventa il vero motore di tutta la narrazione, a differenza delle parole. Durante la conferenza stampa dell’anteprima in sala, ha affermato in merito al film: «È un universo decontestualizzato, c’è tanto della mia infanzia, degli anni Novanta […] Io credo che un bravo regista debba essere un bravo selezionatore, debba porsi dinanzi all’universo delle immagini, e farsi attraversare da quelle poco interessanti, e selezionare invece quelle che decide di catturare. Questo film è un po’ la selezione delle immagini che ho fatto in dieci anni della mia vita, e abbiamo cercato di utilizzare e descrivere una storia che ci desse la possibilità di creare questo universo».
Roberta Giarrusso e la figlia: un amore che sfocia anche sul set
A fermarsi ai nostri microfoni la protagonista di The Garbage Man, l’attrice Roberta Giarrusso, che nel film recita per la prima volta al fianco della figlia Giulia, che all’epoca delle riprese aveva 5 anni: «Un’esperienza che mi porterò per tutta la vita, un ricordo bellissimo […] Il rapporto tra me e mia figlia è assolutamente realistico, quindi era vero, spontaneo anche sul set, come lo è nella vita». Un amore smisurato, quello per la figlia, che ha in qualche modo reso difficile inizialmente conciliare i doveri e le attenzioni di una madre con il proprio lavoro: «Ho avuto all’inizio grandi difficoltà, un po’ per la stanchezza, un po’ perché l’arrivo di un figlio ti sconvolge le dinamiche della vita a livello emotivo, a livello logistico. Non è facile e all’inizio ero sola perché i nonni vivono lontani, mio marito è spesso fuori per lavoro, quindi io ho dovuto delle volte sacrificare il lavoro per stare vicino a mia figlia». L’attrice ha poi affermato l’importanza, soprattutto in Italia, del cinema indipendente, spesso visto dal pubblico con diffidenza: «è molto importante, ma gli si dà poca importanza purtroppo […] Il cinema indipendente funziona meno perché spesso si scelgono attori meno conosciuti e dichiaratamente famosi nel panorama cinematografico, e quindi forse possono risultare dei film meno interessanti, meno appetibili, mentre la fama trascina comunque il pubblico. Invece, nei film indipendenti, è la storia quella che conta».
