“Ciao, Danny. Vieni a giocare con noi? Vieni a giocare con noi, Danny? Per sempre… per sempre… per sempre.”
Tutti ricordiamo la celebre frase delle gemelle Grady che ancora oggi ci fa accapponare la pelle, eppure Shining oggi festeggia oramai il suo quarantaquattresimo compleanno. Il capolavoro di Stanley Kubrick tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King del 1977, esce infatti nelle sale italiane il 22 dicembre 1980 stupendo e terrorizzando il pubblico ma nascondendo anche significati che molti ancora oggi cercano di scoprire. A brillare inoltre fu il cast con l’interpretazione memorabile di Jack Nicholson, capace di rappresentare una personalità complessa e disturbata come quella del protagonista, e Shelley Duvall, che ci ha lasciato a luglio di quest’anno a causa della a causa della malattia che soffriva da tempo, nel ruolo di Wendy Torrance che fu per lei un’esperienza traumatica.

Shelley Duvall: la sua esperienza sul set
I rapporti fra il Stanley Kubrick e la protagonista femminile Shelley Duvall non furono facili. Si dice che l’attrice fu costretta a girare 127 volte la scena in cui è costretta a difendersi dal marito che cerca di colpirla con una mazza da baseball. In un’intervista per la BBC del 1981 viene chiesto all’attrice come sia possibile dare freschezza ad una scena dopo averla girata molteplici volte, Shelley Duvall spiega che in quel modo si conosce la scena a memoria e ci si dimentica del mondo circostante immergendosi completamente nella realtà del film. L’attrice racconta anche quanto sia stato difficile per lei il ruolo, in quanto spesso doveva piangere istericamente per tutto il giorno. Le riprese durarono per più di un anno e dopo tutto quel tempo, all’uscita del film, tutti parlavano dell’interpretazione di Jack Nicholson ignorando quasi completamente quella della protagonista femminile. Ciò naturalmente causò molta frustrazione in Shelley che però, nonostante quello che viene raccontato nel documentario di Vivian Kubrick Making The Shining, ha sempre negato che le riprese del film avessero contribuito allo svilupparsi dei suoi problemi mentali.
Curiosità
- Per la famosa scena dell’ascensore Kubrick utilizzò del sangue vero. Il regista è conosciuto proprio per il suo estremo realismo che, come in questo caso, lo ha portato a compiere delle scelte moralmente discutibili.
- La famosa camera maledetta 237 nel romanzo di Stephen King era in realtà la numero 217. Fu cambiata su richiesta del proprietario dell’albergo che temeva i clienti non ci avrebbero più soggiornato.
- Il labirinto innevato era formato da 900 tonnellate di sale e polistirolo.
- Nonostante le sue opinioni sul film, Stephen King apparse nel film in un cameo come direttore d’orchestra nella scena della festa da ballo.
- Le famose gemelle sono una pura invenzione del regista, infatti nel libro non sono presenti.
- Per la scena cult in cui Jack Nicholson rompe la porta del bagno ne fu costruita una leggera e facile da distruggere. Tuttavia l’attore nella foga la ruppe così facilmente che la sostituirono con una vera.
- L’Overlook Hotel si ispira ad un vero hotel in Colorado, considerato uno dei più infestati d’America, in cui Stephen King ha soggiornato con la moglie nel 1973.
- Uscì un sequel del libro nel 2013 intitolato “Doctor Sleep” incentrato sul figlio Danny. Il romanzo fu adattato cinematograficamente nel 2019 con protagonista Ewan McGregor.
Le aspre critiche di Stephen King
Stephen King riservò al film di Kubrick delle osservazioni molto severe riguardo alla pellicola affermando che non rispecchiava per nulla la sua opera. A suo parere il film risultava troppo freddo e distaccato, a differenza della sua opera che invece puntava a coinvolgere lo spettatore. Inoltre non apprezzò nemmeno l’interpretazione di Jack Nicholson che secondo lui non rendeva giustizia alla complessità del protagonista. Anche la protagonista femminile non fu esclusa dalle critiche di King, che sostenne che la rappresentazione di Shelley Duvall facesse risultare il personaggio misogino e stupido.
