Nel 1922, Friedrich Wilhelm Murnau portò sul grande schermo Nosferatu, un’opera che non solo diede forma a una delle prime e più inquietanti incarnazioni cinematografiche del vampiro, ma ridefinì il linguaggio del cinema espressionista tedesco e del genere horror. Se Dracula avrebbe ispirato innumerevoli adattamenti nei decenni successivi, nessuno è riuscito a evocare il soprannaturale con la stessa potenza visiva e il senso di angoscia che pervade il capolavoro di Murnau. Diamo uno sguardo più da vicino alla pellicola che ha ispirato numerosi remake tra cui quello di Robert Eggers del 2024!

Una panoramica sul film
A differenza degli horror tedeschi contemporanei, spesso caratterizzati da scenografie claustrofobiche e distorte, Nosferatu si distingue per il suo uso innovativo degli spazi aperti: le montagne, le città della Germania settentrionale e i paesaggi desolati diventano parte integrante dell’incubo. Il regista non si affida a scenografie artificiali, ma trasforma la realtà stessa in un universo dominato dall’ombra e dalla minaccia invisibile. Attraverso tecniche visionarie – il negativo che trasfigura gli alberi in spettri, il montaggio accelerato che rende le figure spasmodiche e innaturali, le angolazioni destabilizzanti che suggeriscono un mondo fuori asse – Murnau crea un’atmosfera di inquietudine persistente. Al centro di questa visione spettrale si staglia l’iconica interpretazione di Max Schreck, il cui Conte Orlok è ben lontano dall’eleganza gotica di Béla Lugosi o dalla forza magnetica di Christopher Lee. Alto e scheletrico, con orecchie a punta, denti sporgenti e movimenti convulsi, il suo vampiro non è solo una creatura terrificante, ma un’entità patetica, condannata a un’eterna agonia nella ricerca disperata di sangue e calore umano. Come ha osservato il critico David Thomson, la grandezza di Murnau risiede nella sua capacità di fotografare la realtà e investirla di poesia, fantasia e soggettività. A più di un secolo dalla sua uscita, resta un punto di riferimento imprescindibile per comprendere non solo l’evoluzione del mito di Dracula sullo schermo, ma anche il potenziale espressivo del linguaggio cinematografico.
Scene chiave
- Il conte Orlok ha sete: Thomas Hutter si è recato in Carpazia per vendere un immobile al Conte Orlok. Durante la seconda notte al castello la porta della sua camera si spalanca rivelando Orlok.
- La disperata resistenza del capitano: Hutter torna a Wisborg via terra mentre Nosferatu viaggia per mare, uccidendo ad uno ad uno tutti i membri dell’equipaggio della barca. La scena più iconica di questa sequenza è quella del capitano che si lega al timone aspettando il suo destino.
- L’ombra del vampiro: Ellen, la moglie di Hutter, scopre che una donna pura può sconfiggere il bambino trattenendolo con sé fino all’alba. Qui assistiamo alla scena più spaventosa del film in cui vediamo l’ombra di Nosferatu che sta per entrare in camera.
Friedrich Wilhelm Murnau
1888-1918: Friedrich Wilhelm Murnau, nato Friedrich Wilhelm Plumpe a Bielefeld nel 1888, cambiò il suo cognome ispirandosi alla città bavarese di Murnau. Dopo aver studiato lettere e storia dell’arte a Heidelberg, entrò nella compagnia teatrale di Max Reinhardt. Durante la Prima guerra mondiale prestò servizio in fanteria e aviazione, finendo internato in Svizzera nel 1917 fino alla fine del conflitto.
1919-1926: Nel 1919 fondò la Murnau-Veidt Filmgesellschaft con l’attore Conrad Veidt e debuttò alla regia con Il ragazzo in blu. Molti dei suoi primi film sono andati perduti, ma si impose sulla scena cinematografica con Nosferatu (1922), capolavoro espressionista che lo rese celebre. Il successo internazionale arrivò con L’ultima risata (1924), seguito da Tartufo (1925) e Faust (1926).
1927-1931: Nel 1927 si trasferì a Hollywood, dove realizzò il suo film più acclamato, Aurora, con la Fox. Tuttavia, i suoi lavori successivi, I quattro diavoli (1928) e Il nostro pane quotidiano (1930), subirono pesanti tagli da parte dello studio. Abbandonata la Fox, collaborò con Robert Flaherty per girare Tabù (1931) a Tahiti, ma morì in un incidente d’auto poco prima dell’uscita del film, che vinse l’Oscar per la Migliore fotografia.
