Il 12 maggio del 1907 nasceva a Hartford, nel Connecticut, Katharine Hepburn: una delle attrici più longeve, premiate e influenti nella storia del cinema americano. A più di un secolo dalla sua nascita, Hepburn non è solo una leggenda del passato ma è una figura che continua a ispirare per la sua indipendenza, il suo talento e la capacità – rara allora come oggi – di vivere secondo le proprie regole.
Nel corso della sua lunghissima carriera, durata oltre sessant’anni, Hepburn ha vinto quattro premi Oscar come miglior attrice protagonista, un record tuttora imbattuto. Ma ridurre la sua eredità ai soli riconoscimenti sarebbe limitarne la portata: Katharine Hepburn è stata una pioniera, una figura che ha scardinato stereotipi di genere e ridefinito l’idea stessa di star femminile a Hollywood.

Un’educazione fuori dal comune
Figlia di una suffragetta (Katharine Martha Houghton) e di un medico urologo impegnato nel sociale (Thomas Norval Hepburn), Katharine crebbe in un ambiente culturalmente avanzato e progressista, dove si incoraggiava l’autonomia di pensiero e l’impegno civico. La madre fu una delle fondatrici del movimento per il controllo delle nascite negli Stati Uniti e fin da piccola Katharine imparò a non accettare le convenzioni come verità assolute.
A 14 anni fu profondamente segnata dal suicidio del fratello maggiore Tom con cui aveva un legame molto stretto. L’episodio la spinse a chiudersi in sé stessa per anni. Ma l’esperienza teatrale e poi cinematografica le restituì una voce e una direzione.
Dopo aver studiato filosofia e storia dell’arte al Bryn Mawr College, Katharine iniziò a calcare le scene teatrali di New York. Fu notata per la sua originalità e per la sua energia travolgente. Il debutto a Hollywood arrivò nel 1932 con A Bill of Divorcement al fianco di John Barrymore. La sua presenza era diversa, inconfondibile.
Una carriera senza compromessi
Con La gloria del mattino (1933) vinse il primo Oscar. Ma il successo iniziale fu seguito da un periodo difficile. Considerata “troppo mascolina” e poco gradita al pubblico, fu bollata dalla stampa come “veleno per il botteghino”. Invece di adattarsi agli standard, Katharine reagì acquistando i diritti teatrali di The Philadelphia Story e li rivendette alla MGM, imponendo sé stessa come protagonista. Il film fu un successo clamoroso e segnò la sua definitiva rinascita artistica.
Durante tutta la carriera Katharine seppe alternare ruoli comici e drammatici con naturalezza. Lavorò con registi del calibro di George Cukor, John Huston, Frank Capra, Joseph L. Mankiewicz. Eppure, scelse sempre con cura i propri personaggi, evitando di cadere in cliché o ruoli “decorativi”.
Indimenticabile il sodalizio artistico (e sentimentale) con Spencer Tracy con cui recitò in nove film e condivise una relazione profonda, intensa e mai ufficializzata, durata quasi trent’anni. Nonostante Tracy fosse cattolico e sposato, Katharine rimase al suo fianco fino alla sua morte, nel 1967. Dopo di allora, si ritirò temporaneamente dalle scene per poi tornare in ruoli maturi e intensi.
Un’eredità attualissima
A vent’anni dalla sua scomparsa (avvenuta nel 2003), Katharine Hepburn continua a essere un punto di riferimento per attrici, registe e spettatori. In tempi in cui si parla tanto di ruoli femminili forti, parità salariale e rappresentazione delle donne sullo schermo, la sua figura appare straordinariamente attuale. Senza mai definirsi “femminista”, Hepburn lo è stata nei fatti: ha incarnato con coerenza un modello di donna libera, intelligente, ironica e complessa.
Nel giorno del suo compleanno ricordarla significa non solo celebrare una carriera straordinaria, ma anche interrogarsi su cosa significhi oggi essere indipendenti, anticonformisti, fedeli a sé stessi. Katharine Hepburn ci ha insegnato che si può essere profondamente umani e brillare, anche – o forse proprio – quando si sceglie di non piacere a tutti.
