Dopo la recente scomparsa (il 16 gennaio scorso) di David Lynch, autore che ha cambiato le sorti del cinema contemporaneo sovvertendo la scrittura filmica e quella televisiva, tornano in sala Cuore selvaggio (dal 12 maggio) e Eraserhead (dal 26 maggio), primi due titoli di nove film (oltre a un documentario, cortometraggi e scene inedite) distribuiti nelle sale da Lucky Red e Cineteca di Bologna per celebrare il geniale e visionario cineasta di Missoula.

Cuore selvaggio: Cavalcando l’incubo americano
Nel 1990, David Lynch aveva già alle spalle opere importanti e di grande impatto emotivo e visivo come The Elephant Man, Velluto blu e l’episodio pilota della serie cult Twin Peaks (tolto l’esordio di Eraserhead che merita un capitolo a parte). Dopo un flop come Dune, Cuore selvaggio, basato sul romanzo omonimo di Barry Gifford, vince a Cannes la Palma d’oro come miglior film, conferita dalla giuria presieduta dal regista italiano Bernardo Bertolucci, creando uno scandalo generale.
Lynch scoperchia il vaso di Pandora dell’America e del suo cinema, esasperando le tinte neo-noir già spinte nei meandri di un grottesco perturbante con il precedente Velluto blu. Wild at Heart si incastra perfettamente tra l’apertura di Twin Peaks e lo sfortunato Fuoco cammina con me, esacerbando la stilizzazione soapoperistica, melodrammatica e grandguignolesca di situazioni e personaggi. Il film raggiunge così vette straordinarie di autoparodia, nel rileggere in chiave distorta il mito americano e le sue contraddizioni culturali, sociali e politiche.
Cuore selvaggio pone al suo centro l’incontenibile storia d’amore tra Sailor e Lula, due giovani folli in fuga per un’America carica di violenza, disperazione e oscenità, alla ricerca di una (im)possibile purezza del concetto di amore.
Lynch realizza un indimenticabile road movie che frulla pornografia visiva, design, cultura pulp, comicità slapstick, cartone animato e grande narrativa americana (in prima linea L. Frank Baum e il suo Mago di Oz), dilaniando la psiche della collettività statunitense. Un’orgia colta e popolare di colori caldi e avvolgenti (fotografia di Frederick Elmes) e forme deliziosamente kitsch (dalla parrucca di Isabella Rossellini alla dentatura di Willem Dafoe), perimetrata attraverso un montaggio di raccordo (ad opera di Duwayne Dunham). Il tutto contrappuntato dalla musica sotterranea dell’indimenticabile Angelo Badalamenti e da brani anni Cinquanta con brusche incursioni metal. I due protagonisti, interpretati da Nicolas Cage e Laura Dern (sarà la loro consacrazione divistica), danzano selvaggiamente in un mondo ridotto in fiamme.
Eraserhead – La mente che cancella: Viaggio nell’inconscio collettivo americano
Dopo una serie di cortometraggi realizzati in ambito underground, David Lynch debutta nel lungometraggio con un’opera decisamente atipica e linguisticamente sperimentale come Eraserhead – La mente che cancella. Dopo cinque anni di lavorazione a causa di problemi economici, il film venne inizialmente considerato impossibile da distribuire, ma grazie all’aiuto del distributore Ben Barenholtz fu proiettato negli spettacoli di mezzanotte per dieci anni di fila. Il film è diventato così un oggetto di culto, che lanciò Lynch come rappresentante dell’avanguardia cinematografica postindustriale.
Eraserhead è a tutti gli effetti un film ancora embrionale, ma al tempo stesso contiene già elementi formali, espressivi e tematici che andranno a costituire il comparto iconico e narrativo delle opere più mature del cineasta americano. In bilico tra la fantascienza e l’orrore, risulta ancora oggi un’opera visivamente radicale e suggestiva, in grado di rileggere in forma totalmente personale e originale gli umori surrealisti (sia pittorici che filmici) e suggestionando non poco cineasti e opere successive.
Eraserhead – La mente che cancella: Nella mente della follia
Eraserhead – La mente che cancella è una concatenazione di situazioni in bilico fra il comico e l’angoscioso e prive di un’autentica logica narrativa, che vede protagonisti un uomo e una donna. Henry Spencer e Mary X sono alle prese con il loro rapporto di coppia, la famiglia di lei e un mostruoso neonato a metà tra il coniglio e il feto.
Lynch realizza un viaggio nell’inconscio collettivo americano, presentando in forma grottesca e deformata le angosce e le paure di una nazione, attraverso una serie di archetipi che pescano direttamente dalla psicanalisi.
Una primeva e al contempo moderna combinazione di arte visiva, cinema, pittura e influenze psicanalitiche, illuminata dal bianconero apocalittico di Frederick Elmes, Herbert Cardwell. Il primo grande tassello di un cinema perturbante e irripetibile.
