Cannes si chiude con la vittoria di A Simple Accident di Jafar Panahi, che si aggiudica la Palma d’oro. Il maestro iraniano, allievo di Abbas Kiarostami, è autore di un cinema realizzato clandestinamente e solamente ora torna, a distanza di ben quindici anni, ad un festival internazionale. La sua vittoria, salutata da un lungo applauso solidale, sta già diventando un affaire politico. Teheran ha convocato l‘incaricato d’affari francese in Iran, protestando contro i commenti, ritenuti “offensivi”. Commenti rilasciati da Parigi in seguito agli onori tributati al cineasta dissidente, in un messaggio legato alla Palma d’Oro, Jean-Noël Barrot, capo della diplomazia francese, aveva criticato “l’oppressione del regime iraniano”. Panahi è il simbolo cinematografico del dissenso in Iran, subendo per anni censura e repressione.

Jafar Panahi un dissidente con la macchina da presa
Panahi, maestro incontrastato del cinema contemporaneo iraniano, è sbarcato alla Croisette con una storia sovversiva e politicamente incandescente, raccontata attraverso le dinamiche del thriller. Il film narra la scoperta accidentale di un torturatore da parte di un gruppo di vittime, senza fare sconti al regime. Panahi ha ringraziato visibilmente commosso i suoi attori presenti sul palco, il cast tecnico che ha rischiato per fare questo film e i produttori internazionali che lo hanno sempre sostenuto (il film uscirà in sala con Lucky Red in Italia).
Il maestro iraniano ha ottenuto negli anni il Pardo d’oro a Locarno nel 1997 per Lo specchio, il Leone d’oro a Venezia nel 2000 per Il cerchio, l’Orso d’oro a Berlino nel 2015 per Taxi Teheran e ora la Palma d’oro a Cannes per A Simple Accident (senza contare premi minori). Panahi porta avanti da sempre un cinema militante e contro il sistema repressivo, negli ultimi anni ha realizzato da dissidente dei meta-film sulla difficoltà nel mettere in scena un’opera ideologicamente libera nel proprio paese, di cui fanno parte lavori come Taxi Teheran, Tre volti e Gli orsi non esistono, in cui il cineasta interpreta sé stesso.
Tutti i premi del 78° Festival di Cannes
Il premio al migliore attore a Wagner Moura per O Agente secreto, di Kleber Mendoca Filho.
Palma d’oro per il miglior cortometraggio è stata vinta da I’m Glad You’re Dead Now di Tawfiq Barhum.
Camera d’or, assegnata a The president’s Cake diretto dall’iracheno Hasan Hadi, al suo debutto alla regia.
Migliore sceneggiatura, per Jeunesse Meres di Luc e Jeanne-Pier Dardenne.
Il Premio speciale, assegnato dalla giuria è stato vinto da Resurrection di Bi Gan.
Migliore regia, a Kleber Mendonca Filho per O agente secreto.
Migliore attrice Nadia Melliti per Le petit dernier di Hasfia Herzi.
Il Grand Prix, assegnato a Sentimental value di Joachim Trier
La Palma d’oro vinta da Jafar Panahi per a Simple accident.
Conclusioni
La 78° edizione del Festival di Cannes si chiude così, con una Palma d’oro che premia la libertà. L’arte come perfetta aderenza tra forma e contenuto, ideologia e stile, politica e poetica. Un forte messaggio di speranza.
Tra i sostenitori della Palma d’oro a Panahi c’è ovviamente il collega Mohammad Rasoulof, che giusto lo scorso anno era giunto alla Croisette dopo otto anni di detenzione in Iran. Era fuggito clandestinamente con la sua opera Il seme del fico sacro, che si aggiudicò il Premio speciale della Giuria e la candidatura all’Oscar.
Ora Rasoulof, sottolinea l’importanza e l’urgenza politica del film di Panahi, opera che ha profondamente colpito la giuria cannese, presieduta da Juliette Binoche.
