Data la recente uscita in sala dello straordinario Mission: Impossible – The Final Reckoning (recuperabile in qualche sala o rassegna estiva), è bene ripassare Top Gun: Maverick, uscito in sala nel 2022 e ora fruibile su diverse piattaforme, tra cui Netflix e Amazon Prime. Si tratta di due opere gemelle da leggere in parallelo come processo di maturazione, tramonto e rielaborazione del mito Tom Cruise.
Il popolare e iconico interprete e produttore americano, da qualche anno ha messo in piedi una macchina autocelebrativa e metariflessiva sulla propria icona divistica, decostruendola e ricontestualizzandola all’interno della contemporaneità produttiva e sociale.
La nuova immagine-Cruise si afferma pienamente con Top Gun: Maverick, non un semplice remake ma un’operazione teorica ed elegiaca decisamente importante.

Tom Cruise: Icona reaganiana
Tom Cruise resta senza ombra di dubbio un attore emblematico del cinema reaganiano anni Ottanta, icona erotico-politica attraverso la quale si è specchiata una generazione intera. Il suo corpo atletico e ribelle si è impresso nell’estetica di una stagione cinematografica irripetibile, in cui si raggrumava il buco nero degli eighties, restituendo una superficie fatta di eroi muscolari, populisti e dispensatori di retorica.
La sua icona nasce nel 1983 con Risky Business, acuta commedia capitalista in cui lo vediamo scatenarsi in una danza sovversiva con indosso una camicia, un paio di slip e dei calzini bianchi. Seguono Il ribelle, Legend e poi nel 1986 è la volta di Top Gun, in cui Cruise diventa il nuovo volto dell’America reaganiana.
Il film diretto da Tony Scott viene subito assurto a cult movie, il cui valore cultuale risiede in un abile amalgama di eroismo bellico, melodramma sentimentale e mascolinità erotica, trasformandolo ben presto in un prodotto della cultura di massa.
A distanza di 36 anni esce il suo sequel, non un’operazione semplicemente revivalistica ma la versione crepuscolare e struggente di una mitologia cinematografica ormai completamente decostruita.
Top Gun: Maverick: Questioni di mascolinità
Top Gun: Maverick pone al centro la maturazione e il nuovo ruolo sociale del capitano Pete “Maverick” Mitchell, non più giovane icona sexy ma uomo maturo incline agli affetti e ai sentimenti.
Nel Top Gun di Tony Scott l’armamentario della marina militare fatto di missili, velivoli, leve e bombe, aveva una valenza fortemente erotica che andava a rappresentare una sorta di prolungamento della mascolinità libidica del giovane Cruise-Maverick. Successivamente accentuata dalla geniale parodia demenziale Hot Shots! diretta da Jim Abrahams.
Kosinski invece riduce la mascolinità di Cruise-Maverick a un doppio sentimento fraterno-paterno, che si manifesta in due delle sequenze più toccanti di tutto il film. L’ultimo dialogo con Ice malato (ancora più struggente dato che Kilmer nella realtà ha subito una tracheotomia!) e l’abbraccio finale con Rooster (figlio dell’amico scomparso Goose).
C’è un’inversione di marcia anche per quanto riguarda i personaggi femminili, la rapacità della bionda Charlotte Blackwood (Kelly Mcgillis) viene sostituita dal vigore materno di Penny (Jennifer Connelly) e nel nuovo plotone spicca una ragazza dal nome in codice Phoenix. La femminilità di Phoenix, non è minimamente erotizzata ma al contrario mascolinizzata e fatta esplodere nella partita di football sulla spiaggia in cui si respira un’aria di virile cameratismo.
Elegie sentimentali
Top Gun: Maverick è la potente elegia di un mito e di un rito, quello del Cruise ribelle e quello di un super-cinema romantico-politico, di cui resta solamente l’aura tramontante.
Un’opera-commiato attraversata da saturazioni cromatiche dove si stagliano i corpi-macchine di aerei in volo e quello della rombante moto su cui il capitano Cruise-Maverick riemerge dalle sabbie del tempo.
Top Gun: Maverick nasce dalla polvere di una memoria collettiva che si fa per l’ultima volta corpo ritualistico, creando una grande illusione di ritorno al passato.
Durante l’incontro sentimentale tra Maverick e Penny ci si aspetta l’esplosione sonora di Take My Breath Away, ma le note del famoso love theme restano solamente accennate in lontananza, come un ricordo appena sussurrato.
