Fuori: L’arte del vivere e dello scrivere

Unico film italiano in concorso alla 78° edizione del Festival di Cannes, Fuori conferma la capacità, più unica che rara, da parte di Mario Martone nel gestire abilmente e senza retoriche la materia biografica. Il biopic è un genere decisamente complesso e pericoloso da gestire, specialmente all’interno del cinema italiano contemporaneo, dove spesso resta vittima di vizi di forma e legato a convenzioni narrative ed estetiche. Martone riesce a fondere, con la sua consueta maestria, teatro e letteratura inserendoli in una dimensione filmica, esprimendo al meglio l’arte e la vita della scrittrice Catanese Goliarda Sapienza e proseguendo il proprio percorso antropologico, in cui il personaggio si racconta attraverso lo spazio urbano, quale spazio mentale e deposito emozionale e memoriale.

Martone ha sempre perseguito una scrittura cinematografica vivace e pulsionale e l’incontro con la scrittura letteraria di Sapienza (altrettanto viva e istintuale), ha creato un cortocircuito in cui le diverse forme testuali si sono rispecchiate, senza mai avere il sopravvento una sull’altra, ma creando un amalgama preciso e visivamente ammaliante.

Goliarda Sapienza: Scrivere la propria vita

Mario Martone e la costruzione di un set emozionale

Dallo spazio scenico di Rasoi ai set (ri)costruiti nelle sue opere successive, set-città che costituiscono il rispecchiamento emozionale e memoriale dei personaggi che li abitano. In Fuori non è solamente Roma nella sua totalità a farsi set emozionale, riverberando ed espandendo i drammi personali, i patemi e i legami affettivi dei personaggi femminili, ma anche luoghi come la prigione, il bar, la stazione, l’interno del taxi e la profumeria. Personaggi femminili vibranti e mutevoli su cui tutti svettano la Goliarda di Valeria Golino e la Roberta di Matilda De Angelis, senza dimenticare la Barbara di Elodie, sacerdotessa di un tempio della femminilità che si svela all’interno del suo negozio.

La profumeria di Barbara appare come uno degli spazi emozionali più intensi. Dopo aver assistito a un dialogo fra le tre donne in uno spazio kitsch delimitato da specchi, velluti e mensole con i profumi allineati, Goliarda si addentra nel bagno. Scopriamo attraverso i suoi occhi uno spazio semi-buio e spoglio, rischiarato da una luce rosata. Le tre donne si spogliano e fanno la doccia insieme, momento carico di sensualità e delicatezza. Successivamente consumano una cena frugale nello spazio-mensa della boutique e si passa a un’illuminazione desaturata (sempre puntuale il lavoro fotografico di Paolo Carnera), creando un’immagine dall’aura quasi sacra.

Fuori dal coro

Fuori Mario Martone

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