Su Raiplay è disponibile l’ultimo capitolo della trilogia che i Manetti Bros. hanno dedicato alla figura di Diabolik, icona del fumetto nero anni Sessanta italiano creato dalle sorelle Giussani. Diabolik – Chi sei? chiude il cerchio narrativo iniziato con i precedenti capitoli, riuscendo a rilanciare e concludere una saga che aveva mostrato un certo cedimento con il secondo episodio (abbastanza interlocutorio). Il passaggio dal Diabolik di Luca Marinelli (nel primo capitolo) a quello di Giacomo Gianniotti (nel secondo e terzo), non scalfisce il personaggio ma lo arricchisce di sfumature misteriose. Sulla piattaforma è possibile recuperare anche i precedenti capitoli, Diabolik e Diabolik – Ginko all’attacco!

Dal pop di Bava al modernariato dei Manetti Bros.
La figura di Diabolik ha rappresentato un nuovo approdo estetico-stilistico per i Manetti Bros. Chiuso il cerchio più dichiaratamente pulp/underground del loro percorso (che va da Zora la vampira a Paura), gli autori romani hanno aperto una nuova strada a una forma cinematografica più raffinata e sottilmente legata al filo rosso della citazione.
Il dittico napoletano, composto da Song’e Napule e Ammore e malavita, funziona da ponte tra la precedente forma e quella attuale. Un dittico ancora legato alla cultura del ghetto e della periferia, ma con importanti modificazioni estetico-linguistiche atte a trascendere la materia suburbana in sofisticata rivisitazione cinefila.
La cinefilia da videoteca dei Manetti Bros. quella degli esordi, trasudante sangue & amatriciana (Zora la vampira), imbevuta spesso di parodia diventa altro.
Diabolik è il trionfo di un modernariato raffinatamente cinefilo, dove la semplice citazione si fa rimando estetico sotto la pelle/immagine di un widescreen hitchcockiano, senza replicare i cromatismi ultra-pop del modello baviano.
Il Diabolik di Mario Bava era uno straordinario rigurgito sessantottino, orgia kitsch di forme e colori, mentre i Manetti senza il minimo passatismo per il calco cine-fumettistico del 68 recuperano la scrupolosa impaginazione dei primi albi firmati dalle sorelle Giussani, con gusto quasi pedissequo nel design e nei dettagli di inquadratura (meraviglioso quello dell’unghia
di Eva Kant che batte l’alfabeto morse sull’armadio in cui vi è rinchiuso Diabolik).
In questo sincretismo tra fumetto e storia del cinema (in cui appare persino un rimando al vampiro di Murnau), ci sono ancora schegge dal sapore manettiano come la cadenza marcatamente romana di alcuni personaggi (il Ginko di Mastandrea è puro Manetti’s touch) e la presenza di Serena Rossi, donna-feticcio della loro ultima produzione.
Peccato che il secondo capitolo non mantiene la compattezza stilistica e narrativa del primo, Diabolik – Ginko all’attacco! È puro divertissement di maniera, in cui manca la purezza cinefila e teorica del primo capitolo.
Il canto del cigno di una trilogia noir
Diabolik – Chi sei? ispirato al medesimo albo a fumetti delle sorelle Giussani, è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2023, nella sezione “Grand Public”. Ha ottenuto recensioni miste da parte della critica cinematografica italiana, che non ha apprezzato l’adattamento della regia al fumetto e la scrittura dei dialoghi. Solo qualche apprezzamento al cast, specialmente a Miriam Leone, Giacomo Ganniotti e Valerio Mastandrea, già elogiato nel primo capitolo. In realtà Diabolik – Chi sei? risulta una buona conclusione della saga, in grado di recuperare una certa finezza estetica e un gusto citazionista che con il secondo capitolo si era un po’ opacizzato diventando maniera.
Il film si apre con titoli di testa e un preambolo violento (corpi crivellati con armi da fuoco) che richiamano immediatamente i poliziotteschi settanteschi alla Umberto Lenzi o alla Stelvio Massi, con una colonna sonora adeguata a commentare le immagini. Poi si passa a un’atmosfera thrilling vagamente argentiana, con uno stuolo di donne fatali che oltre alla Eva Kant di Leone, annovera anche Chiara Martegiani nei panni di Elisa Coen e Monica Bellucci in quelli di Altea di Vallenberg, già apparsa nel secondo capitolo.
Ad impreziosire questa immersione nel cinema di genere, la presenza di Barbara Bouchet come contessa Wiendemar, violentemente uccisa con una mitragliata nei primi minuti di film.
A metà però, Diabolik – Chi sei? prende un’altra strada, con il faccia a faccia tra Ginko e il criminale mascherato che si ritrovano entrambi prigionieri, si scava nel passato del protagonista il quale si racconta al suo avversario. Flashback in un bianconero un po’ slavato, sono la marca espressiva per raccontare le origini di Diabolik e il tutto sterza verso un certo supereroismo introspettivo quasi nolaniano (i Batman con Christian Bale ovviamente). Un cambio di marcia che non inficia la matrice marcatamente italiana del prodotto, con una chiusa lapidaria tanto per la saga quanto per il genere di riferimento.
Dopo Diabolik
Conclusa la trilogia dedicata al criminale più popolare del fumetto nero italiano, i Manetti Bros. Sono immediatamente tornati al cinema da ghetto, in cui si mescola sincretismo culturale, ironia e riflessioni sociali. U.S. Palmese, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024, racconta le avventure di Etienne Morville è un astro nascente del calcio mondiale. Il ragazzo proviene dalle banlieue parigine ma cerca di trovare il successo a Milano. A Palmi, in Calabria, un pensionato, don Vincenzo, inizia a pensare all’idea di ingaggiarlo per farlo giocare nella squadra del luogo, la U.S. Palmese. In generale il film è stato accolto positivamente dalla critica e ha segnato il ritorno dei fratelli romani al cinema delle origini, dopo la sperimentazione fumettistica del trittico Diabolik.
