Karate kid: Legends, il nuovo capitolo del franchise si affloscia e non lascia il segno

La celebratissima saga Karate kid, franchise che ormai dura da quarant’anni, scodella un nuovo capitolo per rilanciare il prodotto, ma per la prima volta senza l’egida di Jerry Weintraub, scomparso nel 2015.

Karate kid: legends è a metà fra il sequel (in coda alla sesta stagione di Cobra Kai) e il reboot, dopo il pallido remake del 2010.

Mezzo flop al box office italiano, l’ennesima gemmazione della saga con Ralph Macchio si è fatta battere dal campione di incassi Lilo & Stitch e ora dal nuovo Dragon Trainer. Un tonfo sordo nella distribuzione estiva di blockbuster, per un film poco apprezzato da pubblico e critica, che si affloscia senza lasciare il segno.

Karate kid: Legends, una centrifuga sconclusionata e forzatamente triste

Karate kid: Legends più che un sequel pare una triste rimpatriata di ruoli, facce e cliché, entrati pienamente di diritto all’interno del franchise. Il film si apre con un segmento estrapolato da Karate kid II La storia continua, creando immediatamente un senso di nostalgico déjà vu, per poi inserire all’interno dell’esile storiella sull’ennesimo nerd di origini cinesi, una centrifuga di rimandi e intrecci farraginosi che provengono sia dalla saga anni Ottanta che dal suo remake.

Così si ritrovano a fare da maestri al giovane Li Fong (appena arrivato negli Stati Uniti) Mr. Han (interpretato da Jackie Chan), proveniente dal remake del 2010 e Daniel LaRusso, ovvero Ralph Macchio, icona e anima dell’intera saga.

Karate e kung fu si mescolano senza alcun senso e si aggiunge persino la boxe, quando un pizzaiolo ex pugile decide di tornare sul ring.

Nostalgia karate

Erano anni in cui le mode del kung fu movie erano state traghettate anche in occidente, grazie principalmente alle pellicole agonistico-sportive con Jean-Claude Van Damme, dopo l’egemonia del genere a Hong Kong con Bruce Lee prima e Jackie Chan e Summo Hung poi, succedanei di Bruce compresi.

L’anti Karate kid

Karate kid legends

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