In un’epoca in cui le mode Eighties sono tornate alla ribalta, a quarant’anni di distanza dalla sua uscita si torna a celebrare il cult generazionale I Goonies.
Un gruppo di ragazzini nerd della provincia americana, si mette sulla pista del tesoro appartenuto al pirata Willy l’Orbo, imbattendosi in una banda di pericolosi criminali. Nasce una meravigliosa avventura, un viaggio dove il senso di fratellanza e solidarietà si fanno ancora più forti, marcando i labili confini tra realtà e fantasia, infanzia e età adulta.
Nato come divertissement per ragazzi, la commedia avventurosa diretta da Richard Donner è diventata nel tempo un autentico film di culto, in grado di rappresentare un distillato perfetto della cultura pop anni Ottanta. Dopo essere tornato in sala in versione restaurata in 4K nel 2019, lo scorso 18 giugno è stato proiettato al Pesaro Film Fest, per celebrare i suoi Quarant’anni.

I Goonies: Tra ragione e sentimento
I Goonies per chi negli anni Ottanta era bambino, rappresenta un po’ la classica madeleine di Proust, la radice dei ricordi d’infanzia. Un’epoca in cui il cinema mainstream si faceva ancora con la testa e la pancia (ma anche con il cuore), senza alcun algoritmo. Bando a nostalgie passatiste, è praticamente impossibile valutare un film come I Goonies con i soli strumenti della critica dell’analisi filmica, inquanto rappresenta un autentico manifesto generazionale. Opera attraverso la quale è possibile leggere in trasparenza ansie, aspettative e sconfitte di una società a un passo dal baratro.
Un classico racconto di formazione alla Stephen King, un percorso di crescita e consapevolezza sospeso tra giocosità infantili e profonde riflessioni sull’età adulta. I Goonies è l’altra faccia del cinema reaganiano, in cui la mostruosità sociopolitica degli anni Ottanta filtrata attraverso lo sguardo dei bambini, mostra elementi minacciosi quali moniti di un futuro in fiamme.
Ma al di là di tutto ciò è un film che va vissuto in maniera totale ed epidermica. Farselo scorrere dentro beatamente come l’infuso di tiglio della zia Léonie (sempre Proust), è l’unico modo per gustarlo e comprenderlo nella sua incontaminata purezza.
La condizione postmoderna
Come aveva dichiarato Lyotard, il postmoderno si è generato dal crollo delle cosiddette grandi narrazioni, che hanno caratterizzato l’età moderna. Le forme narrative che pretendevano di offrire un senso unitario e universale alla storia, sono state sostituite da una pluralità di narrazioni frammentate. Tutto il postmoderno letterario e cinematografico si basa appunto sul frammento e sulla citazione e I Goonies resta uno dei massimi esempi di questo processo narrativo, applicato al cinema per famiglie. Alla base di un divertimento infantile e fracassone, c’è un metatesto in grado di rileggere, metabolizzare e rigettare in forma contemporanea letture e visioni del passato. I grandi romanzi d’avventura alla Salgari e i film pirateschi con Douglas Fairbanks o Errol Flynn, i gangster movie e le loro parodie, il cinema comico muto, il freak movie circense, i fumetti Disney con le corse all’oro. Tutto questo viene frullato ed espanso, ma abilmente integrato nella cultura Eighties.
Negli anni Duemila, prodotti derivativi come Super 8 e Stranger Things, possono ancora considerarsi postmoderni? Sicuramente sono un tentativo di riprodurre la postmodernità di quegli anni, ma più che altro avvolgendo l’operazione di recupero estetico-emozionale nel sudario vintage della malinconia.
Spielberg, Donner e gli altri
Prodotto da Steven Spielberg, di cui si respira pienamente la rilettura ludica dei topoi avventurosi e mitici, I Goonies è stato diretto da Richard Donner, cineasta fondativo per lo sguardo infantile degli anni Ottanta. Sue opere come Superman e Ladyhawke. Donner ha saputo abilmente inserire il proprio senso del ritmo e dell’ironia, senza soffocare il soggetto spielberghiano. Mantenendo inoltre fede alla scrittura operata da Chris Columbus.
Columbus, noto per Home Alone e Mrs. Doubtfire prima e per Harry Potter poi, è stato il prosecutore del cinema adolescenziale di John Hughes.
I Goonies presenta un autentico cortocircuito tra autori che hanno saputo raccontare il mondo dell’infanzia a confronto della società adulta. Nel film c’è persino una battuta che cita Gremlins, altro caposaldo della cultura infantile Eighties.
