Alvaro Vitali ci ha lasciati all’improvviso e insieme a lui una delle ultime vere maschere dell’avanspettacolo. Il Pierino nazionale era e resta un talento vulcanico e istintuale, la precisa incarnazione della fisiologia rabelaisiana incrociata con la romanità più popolare.
Vitali utilizzava il proprio volto irregolare e il proprio corpo insaccato, come fossero delle estensioni comico-grottesche dei bisogni primari dell’individuo, specie gli appetiti sessuali che abitavano costantemente la sua maschera volgarmente infantile, pronta ad esplodere in mugolii libidici.
Scoperto da Federico Fellini durante un provino per la sua versione del Satyricon, Alvaro esordisce come caratterista nel cinema d’autore, per poi diventare una figura ricorrente all’interno della commedia sexy e infine eletto come protagonista assoluto con la maschera di Pierino. Nella sua puerile trivialità il barzelletta movie e specialmente il Pierino di Vitali, hanno rappresentato e rappresentano tutt’ora (oggi forse con maggiore consapevolezza), l’ultima forma possibile di avanspettacolo cinematografico. In un’epoca in cui si respirava ancora l’aria della provincia e le barzellette (più o meno sporche) si raccontavano al bar, a scuola e persino dal barbiere.

Quella commedia che ci piace(va) tanto
La commedia sexy ha rappresentato un’autentica rivoluzione sociale e culturale, liberando l’Italia ancora prigioniera di repressioni sessuali. Oggi fa praticamente sorridere l’idea che potesse scandalizzare la visione su grande schermo di belle donne sotto la doccia, ma erano anni in cui la cultura di massa non si era ancora liberata dalle pastoie moraliste e da un certo conservatorismo cattolico.
Dopo il preludio delle commedie maliziose degli anni Sessanta, esplode questa fusione tra avanspettacolo ed erotismo.
Alvaro Vitali irrompe ufficialmente all’interno del filone nel 1975 con L’insegnante di Nado Cicero, uno dei manifesti della commedia sexy insieme a La liceale di Michele Massimo Tarantini, successivamente al prodromo autoriale Malizia di Salvatore Samperi.
Tra i corpi statuari e curvilinei di insegnanti, infermiere, soldatesse e ripetenti, Alvaro Vitali era un corpo-freak impazzito, un goffo satiro che portava alle estreme conseguenze le smanie erotiche del comico, infrangendo non pochi tabù (come quello onanista). Un giullare che mescolava con istinto primitivo e giocoso la tradizione slapstick con l’erotismo da edicola, rigorosamente goduto attraverso il buco di una serratura.
La commedia sexy, un tempo bistrattata dalla stampa e amatissima dal pubblico (specie adolescenti e militari in licenza), verso la metà degli anni Novanta è stata sottoposta a una rivalutazione critica talvolta persino gratuita. Oggi invece, in epoca politically correct, viene messa all’indice per i suoi presunti contenuti maschilisti e sessisti. In realtà Alvaro Vitali è stato alfiere di una produzione spensierata e inoffensiva, in cui la donna ricopriva spesso ruoli di una certa autorità sociale (pretora, poliziotta..), dimostrando persino una certa superiorità intellettiva rispetto al maschio, costantemente messo alla berlina.
Pierino contro il cinema
Dopo aver cavalcato da solo o in coppia l’onda montante della commedia erotica (con Banfi e Montagnani ha creato duetti memorabili), Alvaro Vitali era pronto per il salto verso il protagonismo. Nasce così il fenomeno Pierino quale maschera ufficiale del barzelletta movie, sottogenere del comico pecoreccio costituito da sketch ricavati dal repertorio barzellettistico nazionale.
Il film barzelletta aveva già avuto alcuni precursori negli anni Cinquanta come Ridere! Ridere! Ridere! di Edoardo Anton, ma il filone si afferma pienamente nei primi anni Ottanta proprio con la maschera di Vitali-Pierino.
Pierino contro tutti, con la regia di Marino Girolami, ancora oggi risulta un prodotto mediocre per quanto riguarda la grammatica filmica, ma imprescindibile come sintomo goliardico per un cinema di pancia di cui la nostra cultura aveva urgentemente bisogno. Pierino contro tutti insieme a Pierino colpisce ancora (sempre di Girolami), rappresenta un dittico irriverente e liberatorio, che squaderna la sintassi cinematografica in una sequela di sketch tra la barzelletta visiva e la strip fumettistica alla Jacovitti (sul suo versante eroticomico). Un umorismo crasso e cameratesco a cui bisogna solamente abbandonarsi senza più alcuna vergogna e poter così finalmente ridere di tutto e tutti. Il successo fu talmente travolgente che generò delle imitazioni mai all’altezza, per poi rilanciare dieci anni dopo Vitali (nuovamente in grembiule) nel tardo Pierino torna a scuola di Mariano Laurenti.
Dopo il fortunato explot pierinesco, Vitali interpretò diversi personaggi che ricalcavano sulla falsariga il prototipo del discolo. Pierino medico della S.A.U.B., Gianburrasca e Giggi il bullo, sono il pallido riflesso di una maschera ormai consunta e ripetitiva, che troverà la svolta finale solamente grazie alla vena surreale di Nado Cicero in Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento.
Cinema d’autore ed echi di un genere che fu
L’Alvarone nazionale ha anche prestato la sua maschera al cinema d’autore, successivamente gli esordi con il maestro riminese, il quale oltre al Fellini Satyricon, gli fece prendere parte anche a I clowns, Roma e Amarcord.
Roman Polanski nel suo Che?, (commedia grottesca e sporcacciona), ha impiegato Vitali prima che diventasse un’icona del filone sexy. Il maestro della commedia all’italiana Dino Risi, lo ha voluto nei suoi Profumo di donna e Telefoni bianchi, in due piccoli ruoli, mentre Sergio Citti all’interno del suo Mortacci gli ha regalato un memorabile duetto insieme a Silvana Bosi.
Quando la maschera di Vitali iniziava a tramontare, i produttori hanno pensato di farla risorgere all’interno di operazioni che cercavano di riesumare nostalgicamente il filone sexy. Club vacanze e Se lo fai sono guai, tentano di riportare in auge un genere ormai defunto, in epoca di piena rivalutazione critica dello stesso.
