A 47 anni dalla morte di Roberto Rossellini, non si può fare altro che ricordare il padre del neorealismo italiano nella sua interezza.

Il maestro e la sua trilogia
“Ho cercato di fare per tutta la vita del cinema un’arte utile agli uomini”.
Figura chiave del neorealismo italiano vive un’adolescenza tra ambienti colti e la sala cinematografica Barberini costruita da suo padre Angiolo, imprenditore edile.
Da lì comincia a sperimentare i percorsi per diventare uno sceneggiatore, un regista.
E’ all’Osteria dei Pittori, ritrovo di attori, pittori, musicisti e scrittori che, con l’aiuto del suo amico Federico Fellini, comincia a scrivere le prime scene di Roma città aperta.
“Ho voluto soltanto osservare, guardare obiettivamente, moralmente la realtà”, questa la risposta ai critici che affermavano che l’opera non si atteneva ai canoni classici del neorealismo. Ma la bellezza di raccontare una popolana coraggiosa (Anna Magnani), un prete di strada impavido (Aldo Fabrizi) che si ribella e incarna il desiderio degli italiani di uscire dall’oppressione fascista, gli fa vincere la Palma d’oro a Cannes.
“Il cinema ha due ere, il prima e il dopo Roma città aperta” (Otto Preminger).
In Paisà, scritto anch’esso con Federico Fellini, gli stereotipi vengono stravolti. La mescolanza di linguaggi, di origini diverse lo fanno posizionare come uno dei film più in vetta del neorealismo italiano. Candidato all’Oscar nel 1950, è stato inserita nei 100 film italiani più significativi della storia del cinema. Con Germania anno zero, girato tra una Berlino distrutta dai 6 anni di conflitto bellico e Roma, si compone la cosiddetta “trilogia della guerra antifascista” di uno dei principali fondatori del neorealismo italiano.
Il regista e gli attori
La scelta di lavorare con persone prese dalla strada, “facce da cinema”, del suo cinema, da cui si faceva raccontare storie di vita attraverso espressioni dei loro volti, la loro ignoranza, la loro malinconia, fece di lui uno dei sani compositori di un cinema che aveva bisogno di poco. Il suo modo di mettere la macchina da presa in mezzo ad una piazza e da lì capire la reazione delle persone, lo induceva a riscrivere le scene in tempo reale. Una battuta, un dialogo, potevano essere stravolti dal guizzo espressivo o da una reazione emotiva di sconosciuti.
Ti scrivo Ti amo
“Capiva molto più le donne che gli uomini, forse perché era un pò sempre innamorato di qualcuna” (Giovanna Ralli).
E’ bellissima, altera, superba, come lo erano le dive di un tempo. Premio Oscar a soli 29 anni, svedese ma ormai adottata da Hollywood. Decide di inviare una lettera, breve, in cui esprime al maestro Rossellini, tutto il suo apprezzamento per il capolavoro Roma città aperta. Prima dei saluti aggiunge: “non parlo italiano, l’unica cosa che so dire è ti amo”, firmato Ingrid Bergman. Il regista, già separato da Marcella De Marchis, nota costumista e scenografa, e compagno di Anna Magnani, venne subito rapito dal desiderio di incontrare la Bergman. L’incontro Bergman fu travolgente. La scintilla della passione segnerà uno scandalo che occuperà a lungo i rotocalchi dell’epoca. I due si sposarono nel 1950. Dal burrascoso matrimonio nacquero Roberto jr. (detto Robertino), Isotta e Isabella. Dopo 7 anni intensi ed irrequieti, i due si separarono ma lasciando scolpito il ricordo di una delle storie d’amore del cinema più chiacchierate e divisive di sempre.
Il suo testamento
Dopo la separazione con la Bergman ed un viaggio in India da cui torna in Italia con un documentario per la televisione ed una nuova giovane compagna, Rossellini vince il Leone d’oro con Il generale della rovere, con uno strepitoso Vittorio De Sica. Ma gli interessi del regista, nel frattempo, avevano preso una diversa direzione rispetto a ciò che aveva realizzato. Difatti, diede inizio a grandi progetti didattico-umanistico, realizzando film storici per la televisione.
L’addio
In una mattina di giugno, colto da un attacco cardiaco, Roberto Rossellini muore tra le braccia della sua prima moglie Marcella De Marchis. Lascia in eredità quel neorealismo italiano di cui il cinema, tutto, ancora oggi, ne trae benefici.
