Oggi 13 settembre 2024 il regista francese Jean-Luc Godard avrebbe compiuto 94 anni. La sua morte è avvenuta nel 2022 in Svizzera, in seguito a un suicidio assistito, una pratica medica ancora illegale in molti Paesi. Noi oggi lo vogliamo ricordare e omaggiare per quello che era: un cineasta che ha cambiato a modo suo le leggi del cinema tradizionale classico, assurgendo ad autentico antesignano della Nouvelle Vague francese e a regista controcorrente dell’industria dell’intrattenimento.

Il primo periodo di Godard
Il regista francese vanta una carriera cinematografica pluriennale, fatta di momenti di grande attività e altri di pausa e riflessione sul proprio operato e sullo sviluppo dello stato ontologico del cinema stesso negli anni. Per questo è possibile ascrivere Godard in 3 periodi di carriera dedicati al cinema. Il primo periodo, che va dal 1960 al 1967, inizia simbolicamente con la realizzazione di Fino all’ultimo respiro, destinato ad entrare di diritto nella storia del cinema e a diventare la sintesi di tutta la poetica godardiana: l’utilizzo della cinepresa a mano, inquadrature mosse e prive di continuità narrativa, lo sguardo in macchina dei personaggi, l’abbandono del découpage classico e della sceneggiatura, favorita dall’utilizzo di un canovaccio e dal ricorso all’improvvisazione. Il primo periodo è inoltre una fase in cui il regista francese è molto attivo sulla scena, attraverso la realizzazione di oltre una ventina di opere, contando sia lungometraggi che cortometraggi.
Secondo e terzo periodo, gli ultimi lavori
Dal 1968 Godard inizia il secondo periodo, destinato a terminare nel 1972 in seguito alla decisione di volersi prendere una pausa. In questo lasso di tempo Jean-Luc Godard fonda insieme ad altri cineasti il Gruppo Dziga Vertov, un collettivo di registi accomunati dall’idea di rifiutare la concezione tradizionale di “autore”, legata a un’ideologia autoritaria e gerarchica, in contrapposizione con la Nouvelle Vague. Tra i film più importanti di questa fase La gaia scienza del 1968, Lotte in Italia e Vento dall’Est, entrambi del 1970. L’anno 1975 segna l’avvio del terzo e ultimo periodo di Godard, durato fino al 2018. Si tratta di un momento artistico improntato all’esplorazione delle dinamiche più intime e familiari, fatte di rapporti e sentimenti umani. Ne sono esempio Si salvi chi può (la vita) del 1980 con Isabelle Huppert, Passion del 1982, e Prénom Carmen, datato 1983 e vincitore del Leone d’Oro al Festival di Venezia.
Ideologia ed estetica del regista
Il regista francese è stato uomo dalle convinzioni progressiste, volte molto spesso alla sperimentazione cinematografica. Essendo tra i fondatori della Nouvelle Vague, è chiaro pensare come la sua poetica sia fortemente influenzata da questa corrente che rigetta l’autorialità e la gerarchia del regista, nonché qualsiasi principio formale e ideologico del classico, ponendosi quindi ai suoi antipodi e auspicando un cinema “rivoluzionario”. Sono teorie che trovano conferme nelle pellicole dirette dallo stesso regista durante la sua carriera: sin dagli inizi Godard ha sempre mantenuto fede agli stilemi della Nouvelle Vague, che poi si sono sviluppati ed evoluti verso nuove forme di sperimentazione che lascino sempre più da parte il dialogo narrativo in favore del racconto delle immagini. Godard, inoltre, è stato anche sostenitore delle teorie marxiste, portandolo a criticare fortemente il capitalismo (che Hollywood incarna) e la civiltà dei consumi, nella quale è compreso anche lo status ontologico dell’immagine contemporanea digitale.
