Sono passati esattamente 87 anni dalla prima pubblicazione de Lo Hobbit, romanzo fantasy per ragazzi scritto da J.R.R.Tolkien e prequel della trilogia de Il Signore degli Anelli. Il racconto ha come protagonista Bilbo Baggins, mezz’uomo della Contea che sarà presente in maniera marginale anche nei successivi libri dedicati alle avventure di suo nipote Frodo e che, ne Lo Hobbit, si unirà allo stregone Gandalf e a un’improbabile compagnia di nani per riconquistare la Montagna Solitaria, luogo natìo dei nani stessi e ora in mano al malvagio drago Smaug. In occasione dell’anniversario della prima pubblicazione del romanzo, la redazione di Soggettiva vi consiglia l’omonima trilogia diretta da Peter Jackson, regista che aveva fortunatamente trasposto sul grande schermo i romanzi de Il Signore degli Anelli.

Lo Hobbit-Un viaggio inaspettato (2012)
Primo film della trilogia e trasposizione sul grande schermo della parte iniziale del romanzo, la pellicola racconta l’inizio dell’avventura di Bilbo Baggins (Martin Freeman), hobbit sedentario e poco incline a spingersi oltre i confini della Contea. L’occasione di aprirsi al mondo si presenta quando Gandalf e un gruppo di nani, capitanati da Thorin Scudodiquercia, coinvolgono il mezz’uomo come scassinatore per riconquistare la Montagna Solitaria. In questa prima parte della trilogia lo spettatore può assistere all’inizio del viaggio di Bilbo, fatto di luoghi suggestivi (Granburrone, le Montagne Nebbiose), ma anche di nemici pericolosi (troll, gli orchi capitanati da Azog il Profanatore, acerrimo rivale di Thorin, Gollum). Una trilogia, quella de Lo Hobbit, di cui il primo capitolo funge praticamente da primo atto della narrazione, introducendo il tono, le relazioni tra i personaggi, le prime peripezie della compagnia ma soprattutto le iniziali tappe del viaggio, sia fisico che interiore, del nostro eroe Bilbo Baggins. Come succederà anche nei successivi capitoli della trilogia, non mancano i riferimenti al sequel de Il Signore degli Anelli (il ritrovamento di Pungolo, l’incontro con Gollum e la scoperta di Bilbo dell’unico Anello, oltre ad alcuni personaggi presenti nella trilogia sequel come Elrond, Galadriel e lo stregone Saruman).
Lo Hobbit-La desolazione di Smaug (2013)
Il secondo capitolo della trilogia riprende le avventure di Bilbo e della compagnia di nani, che si ritrovano esattamente a metà del loro viaggio per raggiungere la Montagna Solitaria, in mano al malvagio drago sputafuoco Smaug. In questo film, dai toni decisamente più dark e con maggiore enfasi alle scene d’azione, vengono introdotti nuovi luoghi (Bosco Atro, Pontelagolungo, la Montagna Solitaria) e personaggi della Terra di Mezzo che serviranno ad arricchire la narrazione (Legolas de Il Signore degli Anelli e l’elfo femmina Tauriel, non presenti all’interno del libro, oltre all’antagonista Smaug). Anche qui i riferimenti al Signore degli Anelli non mancano di certo (oltre al già citato Legolas, appare per la prima volta il Negromante, alias Sauron, antagonista principale della trilogia sequel). La Desolazione di Smaug mette in scena un Bilbo Baggins di gran lunga più maturo, coraggioso e in grado di prendere in mano la situazione (diverse volte deve salvare da solo i suoi compagni in difficoltà), guadagnandosi la fiducia dei suoi amici, soprattutto di Thorin che era sempre stato diffidente nei suoi confronti.
Lo Hobbit-La battaglia delle cinque armate (2014)
Parte conclusiva della trilogia che vede il nostro Bilbo Baggins affrontare insieme ai suoi compagni una guerra in cui sono coinvolti anche elfi, uomini e orchi per la conquista della Montagna Solitaria. Smaug, infatti, è stato ucciso da Bard nella parte iniziale del racconto e molti popoli si sono messi in testa di poter reclamare di diritto la sovranità del trono di Erebor, soprattutto Azog il Profanatore, deciso a porre fine alla dinastia di Thorin Scudodiquercia. Inoltre lo stesso Thorin è stato soggiogato anche lui, come suo nonno e suo padre, dalla “malattia del drago”, rendendolo completamente asservito all’oro, tanto da perdere la fiducia e la stima non solo di Bilbo, ma anche dei suoi stessi familiari. Per il nostro Hobbit, invece, il terzo capitolo segna di fatto l’ultimo atto del suo viaggio, rendendolo rispetto all’inizio dell’avventura un’altra persona e non più l’ingenuo e annoiato mezz’uomo che dimorava solitario nella Contea. D’altronde lo stesso Gandalf aveva predetto a Bilbo il suo cambiamento poco prima che partissero per la conquista della Montagna Solitaria: «Se tornerai non sarai più lo stesso».
