Dopo Cabiria, non potevamo non parlare dell’altro primo kolossal per eccellenza: Nascita di una nazione (1915) di David Wark Griffith. Ben 190 i minuti sulla guerra di secessione americana e la conseguente nascita del Ku Klux Klan. Il film è tratto dall’opera teatrale del 1905 The Clansman, del rev. Thomas Dixon Jr.. Griffith narra la storia di due famiglie separate dal conflitto e presenta le difficoltà che insorgono quando ai neri e ai bianchi viene garantita l’uguaglianza. L’eroismo di una società segreta che “salvò il Sud dell’anarchia dei ne***i al potere”.

Inizia il grande potere narrativo
Tecnicamente e narrativamente parlando, Nascita di una nazione è una meraviglia del cinema muto. Gli altri registi avevano appena sfiorato il potenziale narrativo di questo mezzo espressivo, gettando le basi del suo linguaggio, Griffith invece ne costruì la sintassi. Tuttavia, già nella scena iniziale, questo film afferma che “L’arrivo degli africani in America piantò il primo seme della discordia”.
La pellicola è divisa in due parti: la prima parla del perché dello scoppio della guerra di secessione mentre la seconda, a partire dall’assassinio del presidente, fornisce una visione alternativa della società americana dove il nero è visto come stupido e corrotto. Griffith giustificò la scelta di attori bianchi truccati di nero parlando di mancanza di attori con tale fisionomia in California. Non tardarono ad arrivare le proteste dell'”Associazione Nazionale per il Progresso delle Persone di Colore”. Il film, da parte sua, fece incassare cifre da record (ben 18 milioni di dollari), riportando peraltro in auge il Ku Klux Klan che a quei tempi era quasi scomparso.
Scene chiave
Quattro le scene chiave che esprimono tutto il potere narrativo del kolossal Nascita di una nazione.
- La carica: le scene di battaglia, in particolare quella molto curata della carica, presentano un ritmo e un virtuosismo tecnico mai visto prima. Griffith aveva capito che gli spettatori riuscivano a cogliere subito anche i dettagli più piccoli.
- L’assassinio di Lincoln: il film vantava l’esattezza delle sue scene storiche, come questa in cui è riprodotto fedelmente il palco del Ford Theater in cui fu assassinato Abraham Lincoln. Per quanto encomiabile, questa fedeltà ai dettagli rivestiva di veridicità anche la parte finale del film.
- Il nuovo Parlamento: in seguito alle misure coercitive che impediscono ai bianchi di votare, il Parlamento della Carolina del Sud risulta dominato dai neri. I neoeletti deputati vengono qui presentati come sciocchi scansafatiche, avidi e golosi.
- Assedio alla capanna: nonostante un uso magistrale del montaggio incrociato, l’immagine ferocemente razzista che ci restituisce la sequenza della deposizione di Silas Lynch (il governatore nero della Carolina del Sud) da parte del Ku Klux Klan e quella della presa della capanna è scandalosa.
Il padre del cinema narrativo
David Llewelyn Wark Griffith nasce in Kentucky nel 1875, figlio di un eroe di guerra dell’esercito sudista. Falliti i tentativi di farsi strada nel mondo del teatro come regista e drammaturgo, Griffith ripiega malvolentieri sul cinema. La sua prima sceneggiatura è rifiutata da Edwin S. Porter, il quale gli dà, però, una piccola parte in Rescued from an Eagle’s Nest del 1908. Nei sei anni successivi dirige oltre 400 film e scopre Mary Pickford, una delle prime star del cinema americano che scrittura come protagonista di The Little Teacher (1909). Dopo Nascita di una nazione gira Intolerance (1916), ambizioso e costoso progetto che, pur contenente un appello alla pace mondiale, riceve un’accoglienza piuttosto fredda da parte del pubblico. Fonda insieme a Charlie Chaplin, Mary Pickford e Douglas Fairbanks la United Artists, una nuova società che, rispetto agli studios dà molta più autonomia ad attori e registi. Dal 1925 tenta, con risultati mediocri, il connubio tra le nuove tecnologie cinematografiche ancora piuttosto goffe e il suo tipico stile fluido. Muore a Knickerbocker Hotel di Hollywood il 23 luglio 1948.
