Recensione Fino alla fine, la grande sorpresa di Gabriele Muccino

Una storia “dritta” messa in scena in un modo assolutamente encomiabile. Fino alla fine di Gabriele Muccino diviene quel film che farà ricredere chi dice che in Italia non si osa a livello registico, che non esistono più i cineasti di una volta. Nel nuovo thriller di Muccino si nota subito la mano di chi ha il mestiere in tasca, tra interpretazioni magistrali e piani sequenza mozzafiato.

Trama e trailer

La trama di Fino alla fine non ha nulla di così originale o distante da qualsiasi altro action movie, ma molto probabilmente non era questo l’obiettivo di Muccino. E’ un altro l’aspetto narrativo veramente degno di nota: quello di portarci in una direzione per poi sbarrarci la strada e condurci da tutt’altra parte. Una sceneggiatura semplice sì, ma che gioca fino all’ultimo sul far credere allo spettatore che “ora succede”, e invece no.

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Piani sequenza “fino alla fine”

A permettere tutto ciò è sicuramente la maestria del regista, e qualche tecnica speciale. Per utilizzare il piano sequenza in maniera cadenzata, per le scene in auto di Fino alla fine è stato messo in campo un veicolo speciale chiamato POD, così composto: i comandi di guida posizionati sopra al tettuccio dell’automobile e affidati ad un tecnico, e una macchina da presa inserita all’interno dell’abitacolo su uno slider e una testata rotante in grado di riprendere i passeggeri a 360°. Basti pensare che l’insieme non è mai stato utilizzato nella storia del cinema.

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