L’amore che non muore: Fou sentimentale

Presentato al Festival di Cannes 2024, e ora nelle sale italiane, la quarta opera da regista per l’interprete e sceneggiatore francese Gilles Lellouche, è stata considerata da gran parte della critica il peggior film in concorso nel 2024. Nonostante la fredda accoglienza ricevuta da più parti alla Croisette, L’amore che non muore in patria è stato un autentico successo al box office, visto da circa 5 milioni di spettatori, e candidato a 13 premi César.

Tratto dal romanzo di Neville Thompson Jackie Loves Johnser OK?, il film vuole essere (secondo le parole del regista) una commedia romantica e ultraviolenta e lo è decisamente, perdendo spesso il senso della misura e della narrazione, disperdendo al suo interno diversi rimandi testuali e creando un caleidoscopio fotoromanzesco e pulp. Il titolo originale è assai più esplicativo di quello italiano, L’Amour ouf, ovvero l’amore folle ma a lettere invertite, creando una sfasatura già nel titolo. Ouf suona quasi come uno sbuffo di impazienza, ed è la chiave di volta per interpretare e perimetrare la tumultuosa, chiassosa ed eccessiva materia estetico-narrativa generata dallo sguardo di Lellouche. Un po’ come in Crimen ferpecto (non perfecto!) di de la Iglesia, il gioco di spostamento linguistico dell’operazione parte tutto dal titolo.

Un crime-romance fragile ma dal cuore pulsante

Musica per criminali

Insieme a Joker: Folie à Deux e a Emilia Pérez, è uno dei film della stagione 2024/2025 che cercano di reinventare il linguaggio musical, ibridandolo con il crime e la love story.

L’amour ouf inserisce dei momenti isolati di cinema-karaoke che accentuano la passionalità viscerale della vicenda, senza farsi direttamente opera-musical, C’è poi una bellissima sequenza di danza con i corpi dei protagonisti quasi in silhouette, che riprende il corpo-ginnico in movimento come ai bei tempi di Flashdance.

In lotta con il mondo e le sue convenzioni

L'Amour ouf

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