Con le sue riprese in esterni, le inquadrature sapientemente studiate e il montaggio parallelo, L’assalto al treno di Edwin S. Porter, è il western che segna la nascita della cinematografia moderna, inaugurando uno stile che, nei due decenni a venire, sarebbe stato perfezionato da Charlie Chaplin (1889-1977), Mack Sennett (1880-1960) e D. W. Griffith.

L’ambiguità del western
Il film deriva dall’omonimo successo teatrale del 1896 di Scott Marble e un fatto di cronaca: l’assalto a un convoglio della Union Pacific da parte della banda soprannominata “Buco nel muro” il 29 agosto del 1900. In 11 minuti e 14 sequenze a inquadratura fissa, L’assalto al treno racchiude tutti i caratteri destinati a diventare cliché del cinema western. A decretarne il successo presso platee poco avvezze a film così avvincenti furono il suo straordinario ritmo e la suspense. Al di là della tecnica cinematografica, il fascino di questo corto sta anche nell’ambiguità con cui Porter presenta i personaggi: dei rapinatori senza scrupoli si evidenzia soprattutto la bravura, mentre l’eroicità dei buoni e messe in dubbio dalla scena in cui tirano pallottole sul pavimento intorno all’uomo che balla al centro della stanza. L’ambiguità infatti diventerà un tratto distintivo del western, in particolare di quello hollywoodiano, del noir e del thriller.
Scene chiave
Le scene che senza dubbio dobbiamo ricordare sono ben tre.
Un colpo ben architettato: Il film si apre con i rapinatori che, mettendo in atto un piano progettato con cura, sequestrano il telegrafista e il bigliettaio del treno, dimostrando fin da subito la propria spietata crudeltà.
I buoni: mentre i rapinatori si danno alla macchia, il telegrafista entra in una sala da ballo in cerca di aiuto: questa scena rappresenta un intermezzo divertente, oltre a presentare allo spettatore degli eroi della storia, ossia coloro che inseguiranno i malviventi.
Non tirate sullo spettatore: uno dei rapinatori in primo piano punta la pistola contro il pubblico e spara, giunge a narrazione conclusa, quando i malviventi sono già stati uccisi. La sequenza finale del film non ha perso nulla della sua pregnanza: abbattendo la quarta parete, quella che separa il personaggio dallo spettatore, anticipa l’evidente rapporto tra cinema e violenza, tant’è che qualcuno svenne assistendo a questa scena.
La prima star del western
Max Aronson è il primo eroe del cinema western americano. Nato il 21 marzo 1880 a Little Rock, in Arkansas, sale alla ribalta del grande schermo con L’assalto al treno, in cui interpreta ben tre ruoli: il passeggero in fuga colpito alle spalle dai rapinatori, l’uomo che balla con le pallottole che gli sfiorano i piedi e uno dei fuochisti del treno. Si cimenta anch’egli nella regia, ma giunge al successo per un caso fortuito: non trovando un attore da scritturare per la parte del protagonista di Broncho Billy’s Redemption, decide di interpretarlo lui stesso. Da quel momento per tutti gli americani è Broncho Billy, personaggio che incarna in vari film fino a Broncho Billy & the Parson del 1915. A distanza di 50 anni, nel 1965, tornerà sullo schermo con il film Dollari maledetti.
