«Le cose sono cominciate da queste parti: dietro quel palazzo, da ragazzini, la notte rubammo ‘na machina. Eravamo Libano, il Dandi, io e il Grana, el povero Andreino che ce lasciò quella notte stessa».
I gangster non vivono solo negli Stati Uniti, non sono materia esclusiva di Martin Scorsese: i criminali vivono anche in Italia e alcuni di loro sono materia di culto e fascino, nonché di analisi di un’intera epoca italiana fatta di violenze e turbamenti politici e sociali. Le vicissitudini della Banda della Magliana sono addirittura diventate un romanzo, il Romanzo Criminale di Giancarlo De Cataldo, e successivamente in una pellicola diretta da Michele Placido, che oggi festeggia i suoi 19 anni dalla prima uscita al cinema.

Trama
Tre amici di una vita, il Libanese, il Freddo e il Dandi, decidono una volta adulti, di formare quella che sarà una delle migliori bande criminali della storia criminale romana, la Banda della Magliana, entrando prepotentemente negli affari sporchi della capitale come lo spaccio di droghe, il giro della prostituzione e il gioco d’azzardo. Ma le continue ambizioni di potere del Libanese e i ripensamenti del Freddo finiranno per incrinare il rapporto di amicizia e lealtà fra i tre amici.
Romanzo Criminale, l’epopea degli anni di piombo
Il film di Michele Placido racconta non solo le avventure criminali dei tre protagonisti, ma offre con efficacia uno sguardo a quell’Italia a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta dominata dalla strategia della tensione, uno dei periodi storici italiani più controversi e bui del nostro Paese. Nel corso del film, infatti, diventiamo testimoni indiretti di quello che è effettivamente successo in quegli anni: il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, la strage di Bologna, le violenze fra manifestanti e forze dell’ordine. Gli anni di piombo sono quindi stati il terreno fertile perfetto nel quale poteva operare una banda criminale come quella della Magliana.
Il Libanese, il Freddo e il Dandi: tre criminali a confronto
I tre protagonisti della pellicola sono amici da tutta la vita, sin da quando hanno compiuto il loro primo atto criminale rubando una macchina e investendo un agente di polizia. Da quel momento la loro strada è stata segnata e improntata alla violenza, portandoli a compiere una vita dannata e maledetta. Una scelta di vita ponderata e accettata per non cadere vittima della routine quotidiana, per non essere degli esseri qualunque. Ma per quanto accomunati dallo stesso stile di vita irregolare, le loro considerazioni sui loro ruoli sono differenti. Il Libanese è il capo indiscusso della banda, il cui chiodo fisso è la scalata al successo della criminalità organizzata ma, nonostante la brutalità e le ambizioni, è forse l’unico dei tre che tiene veramente alla loro amicizia. Il Freddo è quello più riflessivo, distaccato e restio a proseguire in questa spirale di violenza, per la volontà di crearsi una nuova vita con la sua fidanzata Roberta. Il Dandi è invece quello più immaturo e codardo, il bambinone non ancora cresciuto, che utilizza il suo potere e la sua posizione per divertirsi e intrattenere una dubbia relazione con la prostituta Cinzia.
Il criminale della porta accanto
Romanzo criminale non è solo un lucido e spietato ritratto della criminalità organizzata, impersonata dalla Banda della Magliana, ma è anche una critica alle alte istituzioni corrotte della società italiana. Il criminale, per come lo intendiamo noi comunemente, non è quindi il classico uomo con la pistola che uccide a sangue freddo, ma può essere accanto a noi, può essere inconsciamente un nostro amico, può addirittura governare il popolo. Forse questo nemico silente è ancora più pericoloso perché non lo vediamo comportarsi come tale. Nel film scopriamo come la mafia alberghi in realtà nella società apparentemente più pulita: i servizi segreti, la polizia, la politica. Sono infatti loro le vere menti spietate che pilotano il paese.
