«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione…e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. É tempo di morire» (Roy Batty)
Cult assoluto degli anni Ottanta diretto da Ridley Scott (al suo terzo lungometraggio della carriera dopo I Duellanti e Alien), in grado di coniugare alla perfezione la fantascienza con elementi tipici del neo noir (l’anti eroe ambiguo, la femme fatale sfuggente), Blade Runner esordiva oggi nelle sale italiane 42 anni fa. Inizialmente poco considerato dalla critica e dal pubblico per via della complessità tematica e del ritmo poco incalzante, il film è stato nel tempo rivalutato in positivo grazie anche alle director’s cut dello stesso Ridley Scott. Blade Runner ora può essere considerato uno dei migliori sci-fi della storia del cinema, capace di influenzare i codici espressivi e narrativi di un intero filone.

Trama
In una Los Angeles distopica del 2019, il progresso tecnologico ha reso possibile la creazione di replicanti, ossia androidi dalle sembianze umane ma con una capacità di vita limitata a 4 anni, con il compito di svolgere lavori all’interno delle colonie extra mondo. Sei replicanti del modello Nexus 6 (il più sofisticato), con a capo Roy Batty (Rutger Hauer), riescono però a fuggire dalle colonie per raggiungere il luogo della loro creazione, la Tyrell Corporation, e fare in modo di annullare la loro longevità limitata. A mettersi sulle loro tracce ci penserà la Blade Runner, unità speciale di polizia che ha il compito di ridurre al pensionamento (ossia eliminare) i replicanti, che affiderà la missione all’ex agente e ora cacciatore di taglie Rick Deckard (Harrison Ford).
Le basi del successo di Blade Runner
Il mondo immaginato da Ridley Scott è un futuro distopico e alienante, dove il contatto umano è praticamente inesistente. Infatti, l’unione della “fantascienza” e del “neo noir” hanno posto con successo le basi per creare una società e un’atmosfera di Los Angeles oscura e misteriosa, punto di riferimento per i successivi film legati al contesto cyberpunk. Il mondo futuristico, in cui la messa in scena del film è popolata da maxischermi pubblicitari, luci al neon, macchine volanti e oggetti all’avanguardia, dà un senso di evoluzione tecnologica e progresso umano che vive all’apice del comfort. Ma a fare da mirabile contraltare è l’utilizzo degli elementi del noir che rendono la società una distopia: pioggia incessante, nebbia, oscurità, ambienti claustrofobici e fatiscenti, mancanza di comunicazione. Quella di Blade Runner è una (anti)società, un eterno Purgatorio dal quale si vorrebbe scappare per raggiungere il Paradiso, ossia le colonie umane extra mondo.
L’uomo e la macchina, qual è la differenza?
Ci sono esseri umani e replicanti, che dovrebbero essere agli antipodi, almeno secondo il pensiero della società rappresentata dalla pellicola, dove gli androidi sono semplici elementi usa e getta nati per compiere lavori forzati (riferimenti alla schiavitù?) in favore del progresso dell’uomo. Ma in realtà gli esseri umani non sono così diversi dai replicanti e il confronto si è ribaltato. L’uomo è androide e l’androide si è fatto uomo. Los Angeles è una società in cui l’uomo è alienato e isolato e, se vuole stare in compagnia, passa il tempo con oggetti inanimati (emblematico è lo stile di vita di J.F Sebastian). Non c’è emozione che alberghi nell’animo umano: la tecnologia ha creato l’anti-umanità. Al contrario i replicanti, privi di emozioni e semplici esecutori, sono invece maggiormente complessi: provano rabbia (ribellarsi al proprio creatore perché vogliono vivere), provano tristezza (quando vedono morire un loro simile), provano compassione (per l’essere umano).
La clonazione umana, qual è lo scenario?
Questo tema mette in luce come il progresso tecnologico, per quanto benefico e necessario, sia anche un pericolo per l’uomo, soprattutto in materia di clonazione ed eugenetica che prende sempre più piede all’interno dei dibattiti scientifici e che comporta implicazioni dal punto di vista etico e morale: è giusto creare esseri simili a noi? Non si rischia di perdere il senso innato ed esclusivo di umanità che abbiamo? Non c’è il pericolo che un giorno questi cloni possano essere più umani di noi, che possano ribellarsi?
