La nona giornata della Festa del Cinema di Roma si celebra all’insegna di un film che documenta uno dei casi più riconosciuti di cyberbullismo in Italia: Il ragazzo dai pantaloni rosa. La pellicola racconta la storia vera di Andrea Spezzacatena, ragazzo del liceo che divenne vittima di abusi psicologici per aver indossato dei pantaloni rosa. Una storia che non parla solo ed esclusivamente di bullismo, ma anche di omertà da parte di chi dovrebbe difendere chi si trova in difficoltà. Il film, diretto da Margherita Ferri e tratto dal romanzo scritto dalla madre di Andrea, ha come protagonisti Claudia Pandolfi nel ruolo della mamma del ragazzo e Samuele Carrino nei panni dello stesso Andrea Spezzacatena. Gli stessi protagonisti, insieme alla regista e alla cantante Arisa, che ha composto la canzone ufficiale del film, li abbiamo incontrati sul Red Carpet dell’Auditorium, prima della proiezione in sala della pellicola.

Trama
In un normalissimo giorno di scuola, il giovane liceale Andrea Spezzacatena si presenta in classe con un paio di pantaloni rosa, la cui stoffa si era scolorita in seguito ad un lavaggio effettuato dalla madre. Andrea decide lo stesso di indossare i pantaloni, attirandosi però gli scherni dei suoi compagni di classe che creano anche una pagina Facebook apposita, Il ragazzo dai pantaloni rosa, per insultarlo anche via web. Le angherie continue dei compagni di Andrea porteranno il ragazzo ad un tragico epilogo.
I protagonisti del film
Una Claudia Pandolfi in stato di grazia interpreta la madre di Andrea Spezzacatena, Teresa Manes, che la stessa attrice conosce già da prima che avvenisse il tragico fatto di cronaca: «Lei mi dà una lezione tutti i giorni che la vedo […] Non so se io ci sarei riuscita a far diventare un manifesto per gli altri una storia così profondamente dolorosa, e solo da fuori per me è ingestibile. Io vedo in lei qualcosa di soprannaturale: ogni volta che la vedo credo di doverle dare forza ma è lei che la dà a me». Un film, a seconda della stessa Claudia Pandolfi, che non vuole parlare di morte, anzi: «Si mostra una storia che è a tutti gli effetti bella, serena, e che mai potresti immaginare avesse un finale così terribile. Non c’è dolore in questo film, non c’è morte, ma c’è stata».
Anche Samuele Carrino, che nel film veste i panni di Andrea Spezzacatena, ha espresso il suo parere su quello che il film vuole raccontare soprattutto ai giovani: «Se hanno un problema di parlarne. Una persona che ti vuole davvero bene, che ti comprende, che magari ti può dare un consiglio o un semplice abbraccio, che ti solleva e ti fa stare meglio […] Il ruolo è stato molto complicato, io non conoscevo la storia, quindi mi sono subito documentato. Ho visto le interviste di Teresa, ho letto il suo libro e fin da subito ho capito che era un film molto importante e necessario».
Margherita Ferri, la regista del film
Anche la regista della pellicola è intervenuta ai nostri microfoni, ecco quello che ci ha detto: «Un film che parla ai ragazzi, ma in realtà parla anche ai genitori. Parla un pò a tutti, perché tutti noi siamo stati adolescenti, ci siamo sentiti sbagliati, ci siamo sentiti non accettati. Questo film è un invito all’empatia, ad ascoltare gli altri, a cercare di capire se sono in difficoltà, e si stanno vivendo delle difficoltà a causa del bullismo o altre situazioni di violenza, di non chiudersi ma di parlarne e condividere, perché una soluzione si trova. Approcciarsi a una storia che racconta un dolore così grande, perché è la storia di un ragazzo che sceglie di togliersi la vita perché gli altri lo fanno sentire sbagliato, è stato impegnativo. Non sapevo all’inizio se fossi pronta ad affrontare questa sfida, ma ho cercato di raccontare questa storia nel rispetto di Andrea Spezzacatena, di Teresa Manes […] e cercando di raccontare la vita di Andrea e non la morte di Andrea, come in un tributo, per far sì che questo dolore, questa tragedia, potesse essere trasformativa e raccontare qualcosa di positivo, e invitare a un cambiamento».
Il commento di Arisa
Anche Arisa, l’autrice della canzone ufficiale de Il ragazzo dai pantaloni rosa, ha voluto lanciare il suo messaggio: «Io vorrei dire ai giovani di impiegare il tempo per evolvere loro stessi e non per pensare alle diversità, alle differenze dell’altro. Lavorare su se stessi e cercare di capirsi di più, in modo da poter comprendere anche l’altra persona, perché solo se tu veramente ti fai delle domande, ti analizzi e sei buono con te stesso puoi essere buono anche con gli altri. La canzone è mia, l’ho scritta io per mia madre quindi è una dichiarazione che, attraverso Teresa, faccio anche a mia madre. E poi le mamme sono speciali».
